Violazione dei diritti dei detenuti. Italia condannata
Solo due parole, incisive, per una sentenza che riguarda la violazione dell’ Articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, che vieta la tortura o il trattamento degradante. E i motivi, per questa sentenza, ci sono: la Corte si è basata su casi esemplari di alcuni detenuti rinchiusi nella carceri di Busto Arsizio e di Piacenza. I detenuti avevano denunciato il fatto di dover condividere la cella con altre due persone, una cella di 9 metri quadrati, con poca acqua calda e, spesso, senza un’adeguata illuminazione. La Corte ha ricevuto più di 550 ricorsi da parte di altri detenuti per motivi analoghi.
I giudici chiedono alle autorità italiane di prevedere misure alternative al carcere (per risolvere il problema del sovraffollamento); di dotarsi, entro un anno, di un sistema interno per raccogliere le richieste dei detenuti e metterli nelle condizioni di ricevere il risarcimento in caso di violazione dei loro diritti; l’ampliamento delle carceri esitenti e la costruzione di nuovi istituti di pena; e ha imposto, infine, per i detenuti di Busto Arsizio e di Piacenza, il pagamento di una somma totale di 99.600 euro, oltre a 1500 euro a ciascuno, come risarcimento per le spese sostenute.
“Sono profondamente avvilita…La mia amarezza, torno a ribadirlo, è grande: non è consentito a nessuno fare campagna elettorale sulla pelle dei detenuti. Continuerò a battermi, come Ministro ancora per poche settimane e poi come cittadina”, queste le parole del Ministro della Giustizia, Paola Sorrentino, dopo la sentenza. Una lotta condivisa da molti, la sua, e che bisogna sostenere se si vuole parlare ancora di società “civile”.