Miracolo a Le Havre: un film-gioiello di Aki Kaurismaki
I film belli, purtroppo, restano nelle sale cinematografiche per poche settimane. Ma molti, per fortuna, si possono recuperare nelle rassegne oppure in versione DVD. Questo è il caso di Miracolo a Le Havre, di Aki Kaurismaki.
Marcel Marx è un lustrascarpe, ex clochard: vive a Le Havre con la moglie, Arletty, e la cagnolina Laika. Trascorre le sue giornate tra i bar del quartiere, la stazione ferroviaria e il porto. E, proprio qui, per un errore burocratico, giacciono dei containers che trasportano non solo merci, ma anche persone. Si tratta di migranti irregolari che, dal Gabon, volevano dirigersi a Londra. Ma, una volta in Francia, alcuni saranno rimpatriati, altri rinchiusi nei centri di “accoglienza” come quello di Calais. Alla polizia francese, però, sfugge un ragazzino, Idrissa che, per caso, incontrerà Marcel.
Marcel, intanto, ha scoperto che sua moglie è gravemente malata: nonostante questo, decide di tenere con sè il ragazzo finchè non riuscirà a raccogliere la somma necessaria per mandarlo in Inghilterra e farlo ricongiungere alla madre. Tutta la comunità del piccolo quartiere – il fruttivendolo, la panettiera, i pescatori, la barista – si darà da fare per creare una rete di solidarietà e aiutare Idrissa a passare la Manica. Persino il rockettaro Little Bob e il commissario di polizia, Monet.
Il regista finlandese conferma il proprio cinema lucido, diretto, spiazzante, ma anche poetico e surreale nella sua riflessione sui temi di attualità e nel suo interesse partecipato alla vita delle persone semplici.
Con una strizzatina d’occhio a Miracolo a Milano di Vittorio De Sica, ricorda che i miracoli esistono solo nei sogni, nelle favole e al cinema, almenochè, nella vita reale, non si recuperino il senso di responsabilità e il rispetto per l ‘ “Altro”.