Terremoto de L’Aquila: calamità e giustizia
La sentenza è dovuta al fatto che i tecnici e gli scienziati “si prestarono a un’operazione mediatica che ‘disinnescò’, in una parte della popolazione, la paura del terremoto e la indusse ad abbandonare le misure di precauzione individuale seguite per tradizione familiare in occasione di scosse significative”. I partecipanti alla riunione della Commissione sono stati condannati per aver ceduto alle pressioni della Protezione Civile e del potere politico.
Il Pm Fabio Picuti, infatti, nella requisitoria finale ha inserito, come categoria giuridica, il concetto di “analisi del rischio”, rischio prodotto da tre fattori: pericolosità, vulnerabilità e esposizione, sostenendo che, in questo caso, si fosse verificato un difetto di tale analisi.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha ribattuto, sostendendo che: ” Si è focalizzata l’attenzione sulla previsione a brevissimo termine, nonostante l’acclarata impossibilità di prevedere l’accadimento di una forte scossa sismica in temi di ora, luogo e intensità”.
Ricordiamo, infine, le responsabilità legate ai materiali edilizi scadenti e il cinismo di chi ha visto, in quella tragedia, qualche possibilità di lucro.
Intanto il terremoto del 6 aprile 2009 ha fatto 309 vittime e i loro parenti chiedono giustizia, così come ne hanno diritto tutti gli sfollati della città fantasma.