Ferite a morte: il teatro per riflettere sulla violenza contro le donne
Maura Misiti – demografa al Cnr – sostiene che nel nostro Paese: ” nonostante il lavoro dell’Istat sulla violenza femminile, è impossibile sapere quante donne vengano realmente uccise in quanto donne, perchè l’unica fonte che abbiamo sono solo le notizie di conaca. una base assolutamente non scientifica…Non c’è ancora un’aggravante specifica e le istituzioni, come le forze dell’ordine, non sono abbastanza sensibilizzate sul tema”.
Le Nazioni Unite hanno ripreso l’Italia, stigmatizzando proprio l’indifferenza istituzionale al fenomeno. E il Comitato CEDAW ha stilato un rapporto in cui si registra la scarsa attenzione ai centri antiviolenza che operano sul territorio, il persistere di una rappresentazione stereotipata e svilente delle donne e un’informazione che racconta in maniera obsoleta e superficiale la violenza che subiscono.
Dallo scorso mese di novembre – con debutto a Palermo – Serena Dandini porta sulla scena dei teatri italiani uno spettacolo intitolato Ferite a morte, scritto proprio in collaborazione con la Dott.ssa Maura Misiti e che diventerà un libro, edito da Rizzoli.
Mogli, ex fidanzate, compagne, amanti che non ci sono più, raccontano la propria storia attraverso le voci di alcune di altre donne: scrittrici, giornaliste, donne dello spettacolo e della politica. Angela Finocchiaro, Lella Costa, Geppi Cuccciari, Lorella zanardo, Concita De Gregorio, per citarne solo alcune.
La violenza sulle donne – ha spiegato la Dandini – “è un fenomeno trasversale che colpisce non solo il sud, ma anche il nord, la borghesia e i ceti medi, la destra e la sinistra. Anche gli uomini devono fare un’esame di coscienza perchè solo insieme ne potremo uscire”.
Per questo, un altro importante obiettivo che si pone lo spettacolo, è quello di fare una campagna di sensibilizzazione sull’argomento anche nelle scuole.
Per chi volesse seguire lo spettacolo, aderire all’iniziativa, avere altre informazioni: si può consultare anche il sito dell’associazione Noi no : www.noino.org
Oppure si può aderire alla Convenzione “NO MORE!”.