La squadra di calcio israeliana contro l’acquisto di due giocatori musulmani
Gerusalemme: i suoi tifosi sono stai protagonisti, negli anni, di
episodi e aggressioni razziste nei confronti delle minoranze etniche
e religiose, al grido di “Il Beitar sempre puro” e , domenica
scorsa, hanno ripreso con le pratiche discriminatorie, durante la
partita con il Bnei Sakhnin, un’altra squadra israeliana a
maggioranza araba: 400 poliziotti e 200 guardie private , schierati
al Teddy Stadium, hanno impedito la scoppio della violenza tra le due
tifoserie.
Kadiev – nuovo acquisto del Beitar e primo non ebreo nella storia
del club – è stato oggetto di insulti e cori razzisti fin dal suo
ingresso in campo.
sudoccidentale di Gerusalemme e si è sempre “vantata” di non
avere , tra le sue fila, né arabi né musulmani, ma l’annuncio, da
parte dei dirigenti, dell’acquisto di Kadiev e di Zaur Sadaev (anche
lui ceceno e musulmano) ha fatto scoppiare il risentimento dei
tifosi.
israeliana? Si tratta di Arcadi Gaydamak, trafficante d’armi di
origine russa e presidente anche del partito di estrema destra – il
Social Justice (!) – e amico del presidente ceceno Kadyrov, accusato
di ripetute violazioni dei diritti umani. Nonostante queste premesse,
Gaydamak ha confermato l’acquisto, per la sua squadra, dei due
giocatori ceceni e musulmani i quali sono accolti, a ogni
allenamento, da sputi e parolacce e sono costretti a vivere sotto
scorta per paura di essere aggrediti dalla loro stessa tifoseria.
ha scritto una lettera alla Football Association in cui si legge che:
“Il razzismo ha colpito il popolo ebraico in un modo più invasivo
rispetto a qualsiasi altra nazione nel mondo. Tutto il paese è
sconvolto da questo fenomeno e non sarà mai d’accrdo nel venire a
patti con esso”. Anche l’ex primo Ministro ha detto di non voler
più assistere a questi episodi e ha aggiunto che: “ Si tratta di
una questione che riguarda tutti noi. O riusciremo a tagliar fuori
questo gruppo di razzisti o siamo tutti come loro”.