Un Filmfestival milanese che riflette sulla condizione femminile
conclusa da poco l’ultima edizione di Sguardialtrove,
filmfestival a regia
femminile che si è tenuta
dal 4 al 10 marzo a Milano e di cui abbiamo già anticipato il
programma in un articolo precedente.
tutto il mese di marzo è stata allestita, in Triennale, una mostra
dedicata all’area latino americana, sempre con un’attenzione
speciale per il mondo femminile. Sì, perchè la XX edizione della
manifestazione, con la direzione artistica di Patrizia Rappazzo,
anche quest’anno si è proposta come obiettivo quello di riflettere
sul rispetto della dignità delle donne e di rilevare il livello di
consapevolezza sulle dinamiche tra maschi e femmine, ragazzi e
ragazze. Questo argomento è stato approfondito nella sezione “Cinema
e formazione” attraverso una tavola rotonda dal titolo: “Dalla
parte delle bambine e delle ragazze: come crescono le bambine
oggigiorno? Come diventano ragazze e poi donne consapevoli di sé?”.
Ad arricchire questa riflessione, è stata proposta una retrospettiva
sulle opere della regista Roberta Torre.
festival si è anche confermato come uno studio sui temi di stretta
attualità. Vogliamo qui ricordare alcuni film che sono stati
premiati in questa edizione e che mettono in luce contraddizioni
politiche, problemi sociali ancora irrisolti, ricerca dell’identità
da parte di tutti , uomini e donne, e in tutto il mondo.
vincitore del concorso internazionale documentari “Le donne
raccontano” è andato a The
only son di Simonka De Jong
: il diciannovenne Pema vive in Olanda, ma le sue origini sono
nepalesi. I suoi genitori lo avevano dato in adozione, costretti
dalla miseria e ora vorrebbero che sposasse una ragazza del suo
villaggio: Ma Pema desidera continuare a studiare e a vivere
un’esistenza “all’occidentale”. Il film è stato premiato con la
seguente motivazione: “Per l’intelligenza con cui ha saputo
raccontare l’inconciliabilità dei desideri all’interno di una
famiglia e la lacerante contrapposizione tra i bisogni di generazioni
cresciute con punti di riferimento geografici e culturali diversi.
Non c’è accordo possibile tra il futuro sognato dai genitori per se
stessi e per i propri figli e il fatto che le ambizioni di questi
implichino il coraggio di convivere con l’inevitabile senso di colpa
che questa comporta per inseguire la propria felicità. Un momento
cruciale che la filmmaker affronta con sensibilità accompagnando lo
spettatore lungo un cammino comune a uomini e donne di tutte le
latitudini”.
menzione speciale è andata a
Il limite di Rossella
Schillaci in cui la vita quotidiana dell’equipaggio di un
peschereccio d’altura siciliano diventa specchio del presente e della
crisi che produce effetti sull’intera esistenza dei pescatori. Nella
motivazione si legge: “ Per la spontaneità con cui riesce ad
avvicinare i personaggi in un mosaico che riflette i rischi, la
precarietà, la fatica e la poesia che la vita di mare comporta. Lo
sguardo della regista si dispone al racconto della vita dei pescatori
intessendolo con una drammatica attualità fatta di difficoltà
economiche e sbarchi di clandestini”.
concorso internazionale Lungometraggi “Nuovi sguardi” ha visto
come vincitore il film Eat
sleep
die,
di Gabriela Pilcher. Il film narra la storia della ventenne Rasa che
vive, con il padre, nella Svezia meridionale. La ragazza lavora in
una fabbrica, ma a un certo punto perde il posto. La cinepresa la
segue nella sua lotta per rimanere nel villaggio, nonostante sia
senza lavoro e le richieste governative che impongono la ricerca di
un’occupazione anche lontano da casa. Il lungometraggio racconta “la
disperazione e l’emarginazione sociale con toni mai patetici, ma con
energica determinazione”.
anche nel concorso italiano “Corti Doc Sguardi (S)confinati” è
stata premiata un’opera che pone al centro della riflessione il tema
del lavoro (e delle donne): Licenziata
di Lisa Tormena. La Omsa – storica fabbrica faentina di calze –
chiude per essere delocalizzata in Serbia. 350 persone licenziate,
quasi tutte donne e molte in cassa integrazione. Un gruppo decide di
raccontare la propria storia di rabbia e di delusione. La
motivazione, più che valida, del premio recita: “ Per l’urgenza e
la forza con cui mette in scena il dramma di un gruppo di donne
coraggiose che trovano uno sfogo creativo a una situazione di
protesta e di rabbia. Lisa Tormena dimostra la capacità di leggere
la realtà e di interpretare le dinamiche sociali con una particolare
attenzione al mondo femminile”.