Un convegno a Montecitorio dal titolo “La verità necessaria – I processi di riconciliazione dei Paesi delle Primavere arabe”
pace e la riconciliazione dei popoli dilaniati dalle guerre passano
per la verità, particolarmente sulla drammatica questione delle
violenze sessuali come strumento bellico o nelle situazioni
post-conflitto contro donne, ma anche bambini e uomini…Ricordare è
un esercizio molto doloroso. Non tutte le vittime ce la fanno…Ma i
racconti possono contribuire a incamminarsi verso il futuro, per gli
individui, ma anche per le comunità e le società. Solo raccontando
la verità possono tornare pace e riconciliazione”: così la
Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha aperto il convegno
intitolato “La verità necessaria – I processi di riconciliazione
dei Paesi delle Primavere arabe”, che si è tenuto martedì 2
luglio presso la sala Mappamondo di Palazzo Montecitorio.
Un’iniziativa voluta dalla Camera dei deputati, che si è avvalsa del
patrocinio del Ministero degli Affari Esteri ed è stata organizzata
in collaborazione con la Ong Ara
Pacis Initiative e con
l’associazione libica Observatory
for Gender in Crisis. La
prima testimonianza è stata, infatti, quella intensa e drammatica di
un padre che è riuscito a portare via il proprio figlio da una
prigione libica dov’era stato brutalmente torturato. Ma
la testomonianza, se possibile, ancora più forte è stata quella di
una donna con il volto e il corpo coperti dal niqab, l’abito islamico
che lascia scoperti solo gli occhi, indossato, in questa occasione,
per mantenere l’anonimato. Con voce tremante la donna racconta di
stupri, sevizie e scosse elettriche che le hanno fatto prima perdere
il bimbo che aspettava, poi l’hanno resa sterile. E’ stata arrestata
dopo che lei ed alcune amiche erano state riprese da Al Jazeera
mentre invitavano le altre studentesse a scendere in piazza contro
Gheddafi: ”Mi hanno arrestata, e tenuta nuda per tutto il tempo. Gli
stupri erano continui, poi le scariche elettriche. Chiedevo che
chiudessero la porta almeno quando dormivo. Le mie amiche, non le ho
piu’ viste. E la mia famiglia che mi dice, se non ti fossi messa a
fare i proclami oggi non ti sarebbe successo nulla”.
convegno sono intervenuti: Souhayr BELHASSEN, Presidente onoraria
della Fédération
Internationale des Droits de l’Homme (FIDH),
Ayman AL SAYYAD, Direttore del mensile egiziano Weghat Nazar ed ex
Consigliere del Presidente Morsi, Burhan GHALIOUN, Professore di
sociologia politica alla Sorbonne, ex Presidente e oggi membro
dell’organo esecutivo del Consiglio nazionale siriano, Hajer EL
GAID, Parlamentare e membro della Commissione per i Diritti umani del
Congresso generale nazionale della Libia, Maria Nicoletta GAIDA,
Presidente dell’Ara Pacis Initiative, Annick COJEAN, giornalista de
Le Monde ed autrice de Le
prede: nell’harem di Gheddafi,
Lina TIBI, poetessa e attivista per i diritti delle donne siriane e
Marta DASSÙ,
Viceministro degli Affari esteri a cui sono state affidate le
conclusioni dei lavori.
giornalista Laura Goracci ha moderato l’incontro e lo ha presentato
dicendo: “In alcuni dei Paesi delle Primavere arabe sono in atto –
pur tra difficoltà e battute d’arresto – importanti processi di
riconciliazione, che si inseriscono in una fase di profonda
trasformazione di tutta la regione mediterranea. In tali contesti,
alla pacificazione interna ed alla giustizia transizionale si
affianca la necessità di dare voce alle vittime dei conflitti,
premessa indispensabile per la costruzione di società democratiche e
libere. L’iniziativa intende promuovere una maggiore
sensibilizzazione sul tema della verità e della riconciliazione nei
Paesi delle Primavere arabe, nonché contribuire a fornire alcuni
esempi di buone prassi che potrebbero essere applicate laddove le
violenze non sono ancora cessate”. Tra le proposte vi è quella, in
discussione in Libia, per equiparare le vittime di violenze sessuali
durante il regime di Gheddafi alle vittime di guerra, con diritto a
compensazioni e ad assistenza.
anche una riflessione dell’ ‘On. Khalid Chaouki , pubblicato dall’
Huffington Post il 6 luglio 2013 e intitolato:
arabe nonostante tutto. La sofferenza delle donne
C’è un libro forte e coraggioso,
un libro scritto da Annick Cojean, giornalista di Le
Monde che squarcia il velo
sull’harem di Gheddafi. Si chiama “Le
prede” e racconta un
personaggio che ha fatto dello stupro un’arma ‘politica’ per
rafforzare la sua dittatura. Lo fa prendendo le parti delle vittime.
Una tematica delicata quella degli
stupri negli scenari di guerra e post-conflitto, un dramma
perdurante, una ferita che ancora fa male. Questo il tema del
convegno che ho avuto l’onore di aprire insieme alla Presidente della
Camera Laura Boldrini alla Camera dei Deputati; un incontro forte,
importante, che ha toccato le corde più profonde dei presenti.
Le vittime e i loro liberatori sono
intervenuti per raccontare le violenze e i soprusi subiti dai regimi
dei paesi delle primavere arabe. Hanno rotto il silenzio sull’harem
di Gheddafi che ha violentato e umiliato molte donne e giovanissime
ragazze. Un tiranno che ha banchettato con tanti, uomini di Stato e
personalità illustri e che, non tanti anni fa, ha piantato le tende
sul suolo italiano, accolto dall’allora presidente del consiglio
Berlusconi con tutti gli onori.
Ecco, quel che è emerso
chiaramente nella giornata di oggi è che non è possibile un
processo di riconciliazione senza la verità, e che la verità
reclama giustizia, e la reclama a gran voce.
La mia speranza è
che nei paesi della sponda sud del mediterraneo, in particolare in
Siria ed Egitto, si riprenda lo spirito delle Primavere arabe. Io
voglio continuare a chiamarle così, e continuare a sognare un futuro
di libertà e democrazia per questi Paesi che hanno fatto già
diversi passi in avanti.
Per questo c’è bisogno di
un’Europa unita e di un’Italia più attiva su questo fronte, per
recuperare il dialogo con questi paesi e costruire un linguaggio
nuovo con i popoli della sponda sud, un linguaggio intessuto di
verità di responsabilità reciproca, un dialogo che preveda una sana
autocritica, necessaria per migliorare.