Il discorso di Malala per il diritto all’istruzione
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Malala Yousafazai (di cui abbiamo
già raccontato la storia) – la ragazza che rivendicò il diritto
allo studio per tutte le ragazze pakistane come lei e che, per questo
motivo, fu ferita gravemente alla testa dai talebani – ha compiuto
sedici anni. Le Nazioni Unite le hanno dedicato il “Malala Day”:
“Ecco la frase che i taleban non avrebbero mai voluto sentire ‘Buon
sedicesimo compleanno, Malala’, così l’ex Premier britannico, Gordon
Brown, ha dato inizio alla giornata. Una giornata segnata dal
discorso della ragazzina, candidata al Nobel per la pace per il suo
impegno sui diritti umani. “Malala tu sei la nostra eroina, sei la
nostra grande campionessa, noi siamo con te, tu non sarai mai sola”:
il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, ha ringraziato Malala
con queste parole dopo il discorso che ha ricevuto l’ovazione di
tutti i rappresentanti delle istituzioni presenti nella sala del
Palazzo di Vetro.
Un discorso importante.
Cari fratelli e sorelle ricordate
una cosa. La giornata di Malala non è la mia giornata. Oggi è la
giornata di ogni donna, di ogni bambino, di ogni bambina che ha
alzato la voce per reclamare i suoi diritti.
Ci sono centinaia di attivisti e di
assistenti sociali che non soltanto chiedono il rispetto dei diritti
umani, ma lottano anche per assicurare istruzione a tutti in tutto il
mondo, per raggiungere i loro obiettivi di istruzione, pace e
uguaglianza.
Migliaia di persone sono state
uccise dai terroristi e migliaia di altre sono state ferite da loro.
Io sono soltanto una di loro. Io sono qui, una ragazza tra tante, e
non parlo per me, ma per tutti i bambini e le bambine. Voglio far
sentire la mia voce non perché posso gridare, ma perché coloro che
non l’hanno siano ascoltati. Coloro che lottano per i loro diritti:
il diritto di vivere in pace, il diritto di essere trattati con
dignità, il diritto di avere pari opportunità e il diritto di
ricevere un’istruzione.
Cari amici, nella notte del 9
ottobre 2012 i Taliban mi hanno sparato sul lato sinistro della
fronte. Hanno sparato anche ai miei amici. Pensavano che le loro
pallottole ci avrebbero messo a tacere. Ma hanno fallito. E da quel
silenzio si sono levate migliaia di voci. I terroristi pensavano che
sparando avrebbero cambiato i nostri obiettivi e fermato le nostre
ambizioni, ma niente nella mia vita è cambiato tranne questo: la
debolezza, la paura e la disperazione sono morte. La forza, il potere
e il coraggio sono nati. Io sono la stessa Malala. Le mie ambizioni
sono le stesse. Così pure le mie speranze sono le stesse.
Cari fratelli e sorelle io non sono
contro nessuno. Nemmeno contro i terroristi. Non sono qui a parlare
in termini di vendetta personale contro i Taliban o qualsiasi altro
gruppo terrorista. Sono qui a parlare a favore del diritto
all’istruzione di ogni bambino. Io voglio che tutti i figli e le
figlie degli estremisti, soprattutto Taliban, ricevano un’istruzione.
Non odio neppure il Taliban che mi ha sparato. Anche se avessi una
pistola in mano ed egli mi stesse davanti e stesse per spararmi, io
non sparerei. Questa è la compassione che ho appreso da Mohamed, il
profeta misericordioso, da Gesù Cristo e dal Buddha. Questa è il
lascito che ho ricevuto da Martin Luther King, Nelson Mandela e
Muhammed Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non-violenza che ho
appreso da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono
che ho imparato da mio padre e da mia madre. Questo è quello che la
mia anima mi dice: siate in pace e amatevi l’un l’altro.
Cari fratelli e sorelle, tutti ci
rendiamo conto dell’importanza della luce quando ci troviamo al
buio, e tutti ci rendiamo conto dell’importanza della voce quando
c’è il silenzio. E nello stesso modo quando eravamo nello Swat, in
Pakistan, noi ci siamo resi conto dell’importanza dei libri e delle
penne quando abbiamo visto le armi. I saggi dicevano che la penna
uccide più della spada, ed è vero.
Gli estremisti avevano e hanno
paura dell’istruzione, dei libri e delle penne. Hanno paura del
potere dell’istruzione. Hanno paura delle donne. Il potere della
voce delle donne li spaventa. Ed è per questo che hanno appena
ucciso a Quetta 14 innocenti studenti di medicina. È per questo che
fanno saltare scuole in aria tutti i giorni. È per questo che
uccidono i volontari antipolio nel Khyber Pukhtoonkhwa e nelle Fata.
Perché hanno avuto e hanno paura del cambiamento, dell’uguaglianza
che essa porterebbero nella nostra
società.
Un giorno ricordo che un bambino
della nostra scuola chiese a un giornalista perché i Taliban sono
contrari all’istruzione. Il giornalista rispose con grande
semplicità. Indicando un libro disse: “I Taliban hanno paura dei
libri perché non sanno che cosa c’è scritto dentro”. Pensano
che Dio sia un piccolo essere conservatore che manderebbe le bambine
all’inferno soltanto perché vogliono andare a scuola. I terroristi
usano a sproposito il nome dell’Islam e la società pashtun per il
loro tornaconto
personale. Il Pakistan è un paese
democratico che ama la pace e che vorrebbe trasmettere istruzione ai
suoi figli. L’Islam dice che non soltanto è diritto di ogni
bambino essere educato, ma anche che quello è il suo dovere e la sua
responsabilità.
Onorevole Signor Segretario
generale, per l’istruzione è necessaria la pace, ma in molti paesi
del mondo c’è la guerra. E noi siamo veramente stufi di queste
guerre. In molti paesi del mondo donne e bambini soffrono in altri
modi. In India i bambini poveri sono vittime del lavoro infantile.
Molte scuole sono state distrutte in Nigeria. In Afghanistan la
popolazione è oppressa dalle conseguenze dell’estremismo da
decenni. Le giovani donne sono costrette a lavorare e a sposarsi in
tenera età. Povertà, ignoranza, ingiustizia, razzismo e privazione
dei diritti umani di base sono i problemi principali con i quali
devono fare i conti sia gli uomini sia le donne.
Cari fratelli e sorelle, è giunta
l’ora di farsi sentire, di lottare per cambiare questo mondo e
quindi oggi facciamo appello ai leader di tutto il mondo affinché
proteggano i diritti delle donne e dei bambini. Facciamo appello alle
nazioni sviluppate affinché garantiscano sostegno ed espandano le
pari opportunità di istruzione alle bambine nei paesi in via di
sviluppo. Facciamo appello a tutte comunità di essere tolleranti, di
respingere i pregiudizi basati sulla casta, sulla fede, sulla setta,
sulla fede o sul genere. Per garantire libertà e eguaglianza alle
donne, così che possano stare bene e prosperare. Non potremo avere
successo come razza umana, se la metà di noi resta indietro.
Facciamo appello a tutte le sorelle nel mondo affinché siano
coraggiose, per abbracciare la forza che è in loro e cercare di
realizzarsi al massimo delle loro possibilità.
Cari fratelli e sorelle vogliamo
scuole, vogliamo istruzione per tutti i bambini per garantire loro un
luminoso futuro. Ci faremo sentire, parleremo per i nostri diritti e
così cambieremo le cose. Dobbiamo credere nella potenza e nella
forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il
mondo. Perché siamo tutti uniti, riuniti per la causa
dell’istruzione e se vogliamo raggiungere questo obiettivo dovreste
aiutarci a conquistare potere tramite le armi della conoscenza e
lasciarci schierare le une accanto alle altre con unità e senso di
coesione.
Cari fratelli e sorelle non
dobbiamo dimenticare che milioni di persone soffrono per ignoranza,
povertà e ingiustizia. Non dobbiamo dimenticare che milioni di
persone non hanno scuole. Lasciateci ingaggiare dunque una lotta
globale contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo e
lasciateci prendere in mano libri e penne. Queste sono le nostre armi
più potenti. Un bambino, un maestro, una penna e un libro possono
fare la differenza e cambiare il mondo. L’istruzione è la sola
soluzione ai mali del mondo. L’istruzione potrà salvare il mondo.