In piazza con i cittadini eritrei
Un appello e una manifestazione
che, come Associazione per i Diritti Umani, ci sentiamo di sostenere.
Il testo e l’appello sono firmati dal Coordinamento Eritrea
Democratica e altre associazioni (che leggete in calce) che ci hanno
chiesto di pubblicarli.
di queste persone si doveva e si poteva evitare.
dell’Unione europea si susseguono appelli, i politici ripetono
frasi di circostanza, a cui però non seguono i fatti. Bisogna invece
offrire un’alternativa a queste persone in fuga dalla dittatura, da
guerra e violenze, altrimenti sono costrette ad affidarsi ai
trafficanti di morte.
continueranno a esserci finché non offriremo reali alternative di
accoglienza.
l’ennesimo naufragio: dal 1998 oltre 20.000 esseri umani sono stati
inghiottiti dalle acque del Mar Mediterraneo, e oltre 5.000 sono
caduti vittime del traffico di organi umani nel Sinai; un numero
imprecisato ha trovato la morte nel viaggio disperato nelle sabbie
del Sudan e dell’Egitto. È ora di fermare una carneficina che dura
da troppi anni.
queste persone partono?
Cosa le spinge ad assumersi rischi enormi nella traversata di deserti
e mari? Più concretamente, osservando ad esempio che una grande
percentuale di coloro che sbarcano sulle nostre coste arrivano dal
Corno d’Africa, qual è la nostra posizione politica nei confronti
dei governi di quei Paesi?
è un carcere a cielo aperto: più di 10.000 perseguitati, buona
parte rinchiusi in prigioni disumane, prigionieri per reati di
opinione o politici. Si ignora quanti siano ancora in vita, quanti
siano stati uccisi e/o siano deceduti. L’Eritrea è un paese chiuso a
qualsiasi controllo umanitario, privo di stampa e di informazione
libera, se non quella del regime. L’economia dell’Eritrea è morta a
causa della completa militarizzazione del Paese. Le poche risorse
provengono dalle rimesse degli emigrati. Bambini soldati e/o schiavi
sono costretti ai lavori forzati e sottoposti a lavaggio del
cervello. Un quarto della popolazione eritrea vive all’estero, il
che ne fa uno dei Paesi con il più alto numero di rifugiati
all’estero del mondo. I parenti in patria sono sottoposti a ricatti
economici impossibili da pagare (in particolar modo l’odiosa
imposta del 2% che grava sui redditi prodotti all’estero dalla
diaspora), destinati alla tortura e alla galera.
Eritrea Isayas Afeworki è al potere da esattamente vent’anni. È un
uomo che viola
i diritti del suo popolo. Nonostante ciò l’Italia ha fatto e fa
ottimi affari con lui.
È
possibile che uno Stato come l’Italia, firmatario della Convenzione
europea per la
dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, collabori con
associazioni e
legati al regime eritreo che di fatto ledono diritti fondamentali e
inderogabili?
È giusto che in uno stato di diritto i cittadini
eritrei subiscano una doppia imposizione fiscale, frutto di
persecuzioni e intimidazioni imputabili ai consolati o alle suddette
associazioni o a persone fedeli alla politica del regime, residenti
nel territorio italiano, che operano come veri e propri esattori di
tasse in nome e per conto dello stato Eritreo?
Noi
chiediamo una protezione completa e non parziale.
vengano valutate le ragioni della esistenza di ambasciata/consolati
eritrei in Italia, presenza nociva e diseducativa per una convivenza
civile e pacifica.
sia interesse nazionale Italiano proteggere i suoi cittadini,
pertanto chiediamo:
- Che
l’Italia chiarisca la sua posizione con il governo eritreo
- Un
indagine accurata sul sistema di tassazione eritrea del 2%, sul
sistema di rilascio dei documenti e sulle garanzie di tutela ai
cittadini eritrei
INOLTRE ALL’ITALIA
- Che
la legge Bossi-Fini venga modificata – integrata con nuove norme per
i RIFUGIATI POLITICI e che
si preveda una legge organica sull’asilo. - Che
si crei un
corridoio umanitario per
il DIRITTO D’ASILO EUROPEO (che permetta ai migranti bloccati in
“paesi terzi” di raggiungere legalmente l’Europa) e che i
pattugliamenti diventino azioni di soccorso e non di respingimento o
rimpatrio forzato. - Che
si rafforzi la politica di accoglienza europea perché
i paesi di approdo, come l’Italia, possano essere luoghi di prima
accoglienza dove siano possibili i ricongiungimenti familiari con i
parenti residenti in altri paesi europei per poter costruire un
futuro. - Per
i defunti: chiediamo la RESTITUZIONE
DELLE SALME alle loro
famiglie in Eritrea, perché possano essere onorati almeno da morti.
Il
regime attuale ci ha tolto la libertà conquistata per noi dai
patrioti con la lotta di liberazione. La nostra presenza in Italia è
la testimonianza del nostro involontario esilio.
Eritrea Democratica
Youth Solidarity for National Salvation Italy
per la tutela dei diritti umani del Popolo Eritreo
Europe
Comitato Italiano per Eritrea Democratica