10 proposte concrete per dichiarare illegale la povertà!
Associazione per i Diritti Umani vogliamo sostenere la campagna
“Miseria ladra” promossa dal Gruppo Abele e da Libera di cui
riportiamo il progetto e gli intenti già pubblicati sul sito di
Libera.
della campagna, per il prossimo 18 novembre, è previsto un incontro
a Torino, alla Fabbrica delle “e” alle
ore 21.00, con Luigi Ciotti, Marcelo Barros e Giuseppe De
Marzo
nostro paese vive una condizione di impoverimento materiale e
culturale insostenibile ed inaccettabile. I numeri più asettici
dell’ISTAT ci informano che, nel 2012, 9 milioni e 563mila persone
pari al 15,8% della popolazione sono in condizione di povertà
relativa, con una disponibilità di 506 euro mensili (erano 8,173
milioni nel 2011 pari al 13,8% della popolazione). In condizione di
povertà assoluta si trovano invece 4 milioni 814mila persone, pari
al 7,9% della popolazione italiana (nel 2011 erano 3,415 milioni pari
al 5,2% della popolazione). Parliamo di quasi un italiano su quattro
costretto a vivere in una condizione in cui la dignità umana viene
calpestata. Il 32,3% di chi ha meno di 18 anni è a rischio povertà.
723 mila minorenni italiani vivono già in condizione di povertà
assoluta. È questo un dato intollerabile che dovrebbe farci
indignare tutti e tutte. La diseguaglianza continua a crescere, con
differenze territoriali che ripropongono la questione meridionale
come uno dei temi sui quali intervenire urgentemente. Il sud infatti
risulta drammaticamente più colpito ed impoverito dalla crisi. La
disoccupazione nazionale oltre il 12%, al sud è nettamente
superiore. Tra i 15/24 anni che cercano lavoro nel mezzogiorno, la
disoccupazione è superiore al 41%. Le famiglie italiane si sono
enormemente impoverite. Oltre il 60% delle famiglie ha ridotto la
quantità e la qualità della propria spesa alimentare, mentre
aumentano i casi di disoccupati e anziani costretti a rubare per
mangiare. Oltre due milioni sono i cosiddetti Neet, giovani così
scoraggiati dalla situazione che non studiano, non cercano più
lavoro e non sono nemmeno coinvolti in attività formative. Aumentano
enormemente la precarietà e lo sfruttamento sul lavoro, sino a
raggiungere pratiche di neoschiavismo nei confronti dei lavoratori
migranti e non, sia al sud che al nord del paese. Si rafforza il
controllo dei clan malavitosi su molte attività economiche in
crisi,costrette a “rivolgersi” ai prestiti dei mafiosi.
Così come sono in drammatica crescita i crimini contro l’ambiente.
Sono oltre 93 al giorno quelli denunciati che certificano l’aumento
dell’impatto e dell’influenza delle ecomafie e che distruggono la
nostra vera ricchezza: territori, beni comuni e biodiversità.
La
ricchezza si è spostata dal lavoro alla rendita finanziaria. La
situazione risulta aggravata dalle attuali politiche in campo.
Delocalizzazioni,dismissioni, privatizzazioni, austerità e vincoli
di bilancio,riforme di welfare e pensioni, azzeramento dei fondi per
il sociale e tagli nei settori dove maggiore è la domanda di servizi
pubblici e sociali, hanno aggravato ulteriormente la crisi.
Disuguaglianza e ingiustizia sociale ed ambientale stanno mettendo in
crisi la nostra democrazia. Una società diseguale, che coniuga
svantaggio economico con la mancanza di opportunità, che precarizza
i diritti degli esclusi, che difende i privilegi e la concentrazioni
della ricchezza nelle mani di pochi, attenta alla coesione sociale e
incrementa la sfiducia istituzionale, affossa il principio di
rappresentatività e scoraggia la partecipazione. I dati e la
situazione di crisi politica fotografano una “guerra” dove
la povertà materiale e culturale èla peggiore delle malattie, in
senso sociale, economico, ambientale e sanitario.
costruzione dell’uguaglianza e della giustizia sociale è compito
della politica nel senso più vasto del termine: quella formale di
chi amministra equella informale chi ci chiama in causa tutti come
cittadini responsabili. La povertà dovrebbe essere illegale nel
nostro paese. La crisi per molti è una condanna, per altri è
un’occasione. Le mafie hanno trovato inedite sponde nella società
dell’io, nel suo diffuso analfabetismo etico. Oggi sempre più
evidenti i favoriindiretti alle mafie che sono forti in una società
diseguale e culturalmente depressa e con una politica debole.”
sostiene don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera.
La Costituzione ci impegna in tal senso a fare ognuno la sua
parte. La lotta alla povertà va ripensata in termini di
interdipendenza tra le persone,le specie e all’interno degli
equilibri naturali dei nostri ecosistemi. Possiamo da subito portare
avanti azioni di contrasto dal basso alla povertà. Il Gruppo Abele e
Libera promuovono la campagna”Miseria Ladra” con tutte
quelle realtà sociali, sindacali,studentesche, comitati,
associazioni, movimenti, giornali e singoli cittadini/e, intenzionati
a portare avanti le proposte contenute nel documento. Proposte
concrete che da subito possono rispondere alla crisi materiale e
culturale, rafforzare la partecipazione e rivitalizzare la nostra
democrazia.