Una conversazione con Jean Claude Mbede Fouda: direttore di All TV, la televisione di tutti
per i Diritti Umani ha partecipato al convegno di lancio di All
TV, primo canale televisivo
italiano che promuove la cittadinanza comune (di cui potete vedere i
video sul nostro sito e sul canale dedicato Youtube
dell’associazione) e ora vi proponiamo l’intervista che, in seguito,
abbiamo fatto al Direttore responsabile, Jean Claude Mbede Fouda,
che ringraziamo molto.
intende quando parla di “cittadinanza comune”?
parlo di cittadinanza, parlo di uguaglianza di tutti i cittadini di
fronte alla legge, di uguaglianza di diritti e doveri e di una
società dove tutti i cittadini si frequentano, si parlano: una
società senza discriminazioni.
sono le carenze dei mezzi di informazione italiani?
stampa italiana ha discriminato cinque milioni di persone. Ci sono
cittadini, all’interno della società italiana, anche se non
regolarmente, che vengono ignorati del tutto dalla stampa: cinque
milioni sono tanti, sono troppi anche dal punto di vista economico
perchè, ad esempio, non consumano il marchio italiano.
il nostro convegno anche il Direttore de Il
Giorno, Giancarlo
Mazzuccato, ha affermato che la stampa italiana non fa alcuno sforzo
per andare incontro alle comunità straniere, ma è altrettanto vero
che le stesse comunità straniere in Italia – sicuramente perchè
impaurite – non fanno molto per farsi conoscere. Gli stranieri vivono
come cittadini di “serie B” perchè sembra che tutti i ragazzi
stranieri – anche coloro che studiano, che si laureano – siano
condannati a fare i “badanti”: sembra che per loro non ci sia un
futuro.
italiani non sono razzisti, io dico che non conoscono: non c’è una
conoscenza culturale. I media parlano degli stranieri solo in termini
negativi: parlano di violenza, di stupri, di rapine etc., ma non
parlano degli stranieri ingegneri, medici, avvocati. In televisione
ci invitano solamente per parlare della nostra storia di migranti,
arrivati a Lampedusa, ma mai quando si parla di economia o di
istruzione.
è un giornalista, ma quando è arrivato in Italia – cinque anni fa –
ha avuto qualche difficoltà ad entrare nelle redazioni…
amico diceva che le redazioni italiane sono come l’Italia: bianche e
cattoliche.
la percentuale di cittadini di origine straniera nelle redazioni
italiane? Se andiamo a vedere, su una redazione che conta mille
giornalisti, non ce ne sono due. Come può una redazione essere
interessata agli “Esteri” oppure alle comunità straniere se non
c’è un giornalista straniero al suo interno?
l’Italia vuole crescere, potrebbe fare come il Sudafrica dove
praticano la “discriminazione positiva”: cioè mettono,
all’interno della redazione, una persona di una comunità straniera
che sappia raccontare ciò che conosce da vicino. La parola d’ordine,
invece, nelle redazioni italiane è che la conoscenza delle comunità
straniere “non interessa” all’italiano medio, ma questo non è
vero. Se noi prepariamo un’informazione fatta bene, questa viene
consumata da chiunque.
noi giornalisti che dobbiamo dare l’informazione e far sì che la
società possa sentirsi multiculturale; per questo con la nostra
televisione vogliamo essere l’immagine dell’Italia che vogliamo
raccontare. Nella nostra redazione ci sono persone di tante
nazionalità e di tutti gli orizzonti: italiani, stranieri neri,
stranieri bianchi.
è il motivo per cui avete chiamato il canale televisivo All
TV ?
è una Tv per stranieri, ma una Tv che vuole far conoscere gli
stranieri agli italiani e che vuole far conoscere la Storia, la
cultura italiana agli stranieri. E’ la Tv comune, la Tv di tutti.
noi l’italiano è la lingua che unisce italiani e stranieri, è il
primo strumento di integrazione per gli stranieri che arrivano ed è
lo strumento per far comunicare le persone che appartengono alle
diverse comunità: ecco perchè tutto quello che facciamo è in
lingua italiana. Questo è ancora più importante per un giornalista,
per un intellettuale, perchè la lingua è per lui anche il mezzo di
lavoro.
per lei, l’Italia?
è tutto per me. Un immigrato vero non può far del male all’Italia:
nessuno può amare l’Italia più di un rifugiato a cui l’Italia ha
salvato la vita.
perchè è l’unico bene che abbiamo.
arrivato qui a 29 anni, il mio Paese mi ha rifiutato e io, come molti
altri giovani, voglio mettere tutta la mia energia a disposizione
dell’Italia: aiutarla a crescere, perchè vogliamo dimostrare di
avere tanto da dare.