Sistema carceri
giorni dal messaggio del capo dello Stato,Giorgio Napolitano,rivolto
ai Presidenti delle Camere in cui chiedeva di risolvere l’emergenza
del sovraffollamento delle carceri, un giovane di ventinove anni si è
tolto la vita nell’istituto di pena di Benevento, impiccandosi ad una
finestra della cella. L’ associazione Stretti Orizzonti riferisce
che, con questo ultimo episodio, salgono a 46 i detenuti suicidi
dall’inizio dell’anno e a 141 il totale dei decessi in carcere.
quindi, al centro del dibattito, anche politico, la questione del
sovraffollamento e del miglioramento delle condizioni di vita dei
detenuti. Il Guardiasigilli, Annamaria Cancellieri, durante il
congresso dei Radicali Italiani a Chianciano, ha sottolineato il
fatto che: “ Non è più un problema di sovraffollamento delle
carceri” ma che “Il problema è più ampio, diverso e coinvolge
non soltanto le condizioni dei detenuti nelle acrceri, ma anche il
modo in cui si trovano a lavorare gli agenti della polizia
penitenziaria e i magistrati di sorveglianza”.
Ministro ha anticipato anche alcuni provvedimenti proposti durante
l’incintro,a Strasburgo, con il segretario generale del Consiglio
d’Europa, Thorbjorn Jagland. Il cosiddetto “piano carceri”
prevede: l’approvazione di un decreto legge che riduca i flussi
d’ingresso in carcere e che renda più fluido l’accesso alle misure
alternative: in tal senso, si propone di adottatre un provvedimento
che preveda minori sanzioni per i tossicodipendenti e percosri
facilitati di rimpatrio per gli stranieri, in linea con le direttive
dell’Unione Europea.
secondo obiettivo riguarda l’ampliamento del modello di detenzione
“aperta” che riguarda la permanenza fuori dalle camere di
pernottamento per 8 ore al giorno e la creazione, all’interno degli
istituti, di spazi per attuare attività ricreative e laboratori
rivolti al reinserimento del detenuto nel mondo del lavoro e nella
società.
è previsto un potenziamento delle strutture penitenziarie che
porterà, entro la fine dell’anno, ad altri 2000 posti in edifici
nuovi e all’aumento di 4.500 posti in quelli già esistenti.
per voi, il video di un incontro organizzato, prima dell’estate,
dall’Associazione per i Diritti Umani in collaborazione con Spazio
Tadini
Ma il dibattito continua. Vi
segnaliamo, inoltre, un’iniziativa che verrà presentata oggi,
martedì 26 novembre, 2013 presso l’Urban Center, alle ore 18.00 in
Galleria Vittorio Emanuele II a Milano. Consigli di lettura su
carcere e dintorni
sono le persone detenute negli istituti penitenziari di Milano? Come
si fa a sopravvivere in sei persone in una cella di 3 metri per 4?
Come si passa la giornata chiusi in un “locale/loculo”?
Qual è la condizione di chi vive in un regime carcerario “duro”?
Cosa significa per una donna e per una mamma essere detenuta? Come
funziona il sistema della giustizia minorile e perché è diverso da
quello degli adulti?Per rispondere a queste e a tante altre domande
simili, l’Ufficio del Garante
dei diritti delle persone private della libertà personale
propone un ciclo di incontri e di presentazione di libri per
conoscere e appronfondire le varie sfacettature del mondo del carcere
e della penalità.
DAVIDE DUTTO, fotografo e GIORGIA GAY, antropologa-giornalista
si fa a sopravvivere per mesi o per anni in una cella di pochi metri
quadri, chiusi fino a ventun’ore al giorno in compagnia di altre tre,
o quattro, o cinque persone? Come si fa a far trascorrere intere
giornate senza avere assolutamente mai niente da fare? Come si fa a
difendere la propria identità all’interno di un sistema che tende ad
annullare la personalità di chi sta chiuso al suo interno?
Davide
Dutto è
fotografo,coautore con Michele Marziani del libro “Il
gambero nero”
(Edizioni Cibele) e promotore dell’associazione “Sapori reclusi”
che, partendo dal comune bisogno dell’uomo di nutrirsi, vuole riunire
uomini e donne che vivono nascosti agli occhi dei più, con il resto
della società.
Giorgia
Gay
è antropologa, giornalista ed autrice dell’e-book “…
e per casa una cella – I detenuti e lo spazio: tattiche di reazione e
domesticazione”,
una ricerca sulla percezione e l’utilizzo dello spazio in una
comunità ristretta.
Al
dibattito interverranno Emilio
Caravatti
e Lorenzo
Consales,
docenti a contratto del Politecnico di Milano, per raccontare
un’esperienza di interazione tra studenti di architettura e persone
detenute sulla riprogettazione degli spazi del carcere.
Un
ricettario “galeotto”
nel quale confluiscono piatti, sapori e metodi di preparazione
provenienti da tutto il mondo, perché la globalizzazione è arrivata
anche in carcere. Un libro fotografico (un racconto in immagini,
realizzato assieme al direttore, alle educatrici, alle assistenti
sociali e al comandante della polizia penitenziaria) per illustrare
la vita quotidiana dei detenuti del carcere piemontese di Fossano. Un
ricettario nel quale per un detenuto il cibo diventa un momento in
cui affermare i propri gusti e il proprio saper fare, e un modo per
ricordare gli affetti e condividere un momento di piacere.
Una
cella di tre metri per due,
un corridoio di circa 30 passi, un cortile (definito “passeggio”),
per stare all’aria aperta; in questi spazi, circondati da muri,
cancelli e porte blindate, si svolge la vita di una comunità molto
numerosa ma nascosta, relegata ai margini: la comunità dei detenuti.
Si tratta di migliaia di persone in tutta Italia che vivono,
mangiano, respirano in un mondo quasi fuori dal tempo e dallo spazio,
una sorta di non-luogo impenetrabile. E’ una comunità che ha un
proprio ordine, regole e dinamiche interne assolutamente originali.
Ma soprattutto è una comunità “ristretta” nella libertà
ma anche negli spazi, che abita un mondo che si esaurisce in pochi
metri quadri.