Con il fiato sospeso: il diritto alla salute e le morti di Stato
una studentessa di farmacia entra in un gruppo di ricerca per
svolgere la sua tesi. Nel laboratorio di chimica qualcuno sta male,
si parla di coincidenze. Anna, una sua amica, vorrebbe che la ragazza
lasciasse il laboratorio perchè lo considera insalubre. Ma la
vicenda di Stella si intreccia con quella di un dottorando che ha già
percorso la strada in cui la giovane si imbatterà. Questa è la
fiction.
Nel dicembre 2008 esce la notizia dell’apposizione dei
sigilli ai laboratori di chimica alla facoltà di farmacia
dell’università di Catania, a causa del sospetto ambientale, oltre
al ritrovamento del memoriale del dottorando Emanuele Patané, morto
di tumore al polmone nel 2003. E questa è la realtà.
Attualmente
è in atto un processo che vede imputati i vertici della facoltà per
inquinamento e discarica non autorizzata. Vincitore del premio “Gillo
Pontecorvo – Arcobaleno Latino” all’ultima edizione della Mostra
del Cinema di Venezia dove è stato presentato fuori concorso, Con
il fiato sospeso di
Costanza Quatriglio
mette anche in luce la ricattabilità in cui spesso vivono gli
studenti universitari.
intervistato per voi Costanza Quatriglio che ringraziamo molto
suo ultimo lavoro nasce da un fatto realmente accaduto. Ce lo può
raccontare?
lavoro nasce da un fatto realmente accaduto che è la scoperta che i
laboratori di chimica della Facoltà di Scienze farmaceutiche
dell’università di Catania sono stati chiusi dalla magistratura e
adesso c’è un’inchiesta in corso per inquinamento ambientale.
notizia non è stata particolarmente ripresa dai giornali, ma quando
l’ho letta, ho letto anche del rinvenimento di un diario di un
dottorando che, cinque anni prima nel 2003, aveva scritto cinque
pagine molto dettagliate sulla vita all’interno del laboratorio: si
lavorava senza norme di sicurezza. Questo ragazzo è morto di un
tumore al polmone e, nel diario, accusava l’università di essere la
causa di questa sua malattia.
lui sono morti altri ragazzi.
sono stati i passaggi necessari per reperire il materiale utilizzato
per la realizzazione del film?
iniziato a lavorare a questo film nel 2008/2009 e ci sono stati
passaggi molto, molto difficili da tutti i punti di vista. La prima
difficoltà è stata affrontare la questione dal punto di vista umano
perchè ho trovato un muro di omertà gigantesco da parte
dell’istituzione universitaria.
difficoltà è stata capire come utilizzare il diario e uscire dalla
cronaca, per far diventare il film qualcosa di più universale
possibile: cioè, il ricercartore universitario che parla di mancanza
di sicurezza sul lavoro può diventare non solo una denuncia di
cronaca, ma anche “etica”. Ho frequentato i laboratori di chimica
di altre facoltà universitarie, ho conosciuto tante persone e ho
capito che questa vicenda raccontava una storia non solo catanese, ma
italiana.
di un Paese in cui le norme di sicurezza sono poco considerate in
generale, di un Paese che non valorizza i talenti, di un Paese alla
deriva.
delle persone che fanno ricerca lì dentro trascende l’aspetto
biologico e diventa una morte di Stato.
la denuncia più forte che ha voluto fare con questo film?
denuncia più forte; infatti ho avuto difficoltà a produrre questo
film.
passato di mano in mano e ho lavorato con varie case di produzione
che però, all’inizio, sembravano accettare questa sfida molto
complessa, ma poi mi facevano perdere tempo.
questa primavera e l’estate, con altri collaboratori, siamo riusciti
a partire.
primo obiettivo era quello di fare un cortometraggio tradizionale,
poi ho cambiato il dispositivo narrativo.
infatti, la scelta di mescolare finzione e documentario?
realtà il film è un film di finzione, nel senso che rimette in
scena completamente una storia scritta, inventata, anche se riprende
una vicenda reale. Lo fa utilizzando il gioco del cinema: io
intervisto il personaggio e l’intervista fa parte del linguaggio
classico del documentario. Per questo motivo si parla anche di stile
documentaristico.
all’interno di un racconto di dolore c’è anche la vitalità dei
giovani che è, anche questa, etica e reale.
può vedere il documentario ?
alcune sale cinematografiche italiane, con grande coraggio da parte
degli esercenti.
Catania è stato in programmazione tre settimane anche con quattro
spettacoli al giorno. La stessa cosa è successa a Roma.
la mia opinione, il film – che dura 35 minuti – deve essere
proiettato una o due volte al giorno all’interno delle programmazioni
ufficiali.
scelta dell’argomento riguarda anche la sua esperienza personale?
identifico in una generazione che ha ereditato un Paese guasto.
Certamente è un film che mi riguarda profondamente e riguarda tanti
di noi.