L’Angelus del Papa di tutti
anche i fedeli di altre confessioni, come i migranti di Lampedusa o di Ponte
Galeria che a lui si sono appellati in nome dell’umanità che dovrebbe
appartenere a tutti. E proprio agli immigrati sono andati il pensiero e la
preghiera dell’Angelus di domenica 29 dicembre 2013.
sempre – non sempre i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera,
rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori. Le loro legittime
aspettative si scontrano con situazioni complesse e difficoltà che sembrano a
volte insuperabili”: questo un brano del discorso del pontefice, parole lucide
e prive di retorica che ritornano a far riflettere sugli ultimi tragici fatti
di cronaca, che per noi lettori è soltanto, appunto, “cronaca”, ma per molti
richiedenti asilo e aiuto è speranza di vita. “Pensiamo al dramma di quei
migranti e rifugiati che sono vittime del rifiuto, dello sfruttamento, che sono
vittime delle persone e del lavoro schiavo”: qui il Papa sottolinea, senza reticenze,
quali sono i problemi e le difficoltà di chi lascia il proprio Paese d’origine,
affronta un viaggio spesso spaventoso, si affida agli estranei e cerca la
sopravvivenza. Uomini, donne e anche bambini. Non fa sconti, il Papa, nel ricordare
le responsabilità e diventa portavoce di quegli uomini, di quelle donne e di
quei bambini.
quelli che non sono poi così lontani, che magari sono all’interno delle nostre
stesse famiglie, nei nostri palazzi, nelle strade che percorriamo ogni giorno:
sono quelli che Papa Francesco ha definito “esiliati nascosti. Gli anziani, per
esempio, che a volte vengono trattati come presenze ingombranti”. A loro
possiamo aggiungere anche i senzatetto e tutti quei poveri che non si meritano
tanta indifferenza.
comunità dovrebbe reggersi sull’ attenzione e sulla reciprocità. E il discorso
di un uomo non solo di Chiesa, ma di un uomo semplicemente religioso può
contribuire a ricordarlo anche a chi, come chi scrive, è laico e crede ancora
nei valori e nei diritti universali.