Bahar Kimyongur, di Monica Macchi
Dopo il Belgio, l’Olanda e la Spagna, è
stata l’Italia a imprigionare Bahar Kimyongür, giornalista belga, autore di “Syriana, la conquête continue” e di “Le Livre noir de la
“démocratie” militariste en Turquie” e attivista per la pace. Bahar
sembra essere diventato uno dei capri espiatori
preferiti dal regime Erdogan
che vuole condannarlo a 22 anni di carcere per
aver protestato in Parlamento contro
la pratica della tortura nelle
carceri turche anche se l’accusa ufficiale è quella di “terrorismo” per
aver tradotto dal
turco al francese alcuni comunicati del DHKP-C, un gruppo comunista turco inserito
tra le organizzazioni terroristiche dalla UE dopo l’11 settembre.
anti-terrorismo del Belgio, è stato condannato in primo grado nel febbraio 2006
e in appello nel novembre 2006, poi assolto nel 2007 e nel 2009 a seguito delle
sentenze di Cassazione che hanno annullato le sentenze precedenti. A suo sostegno
è stato fondato il collettivo CLEA (Comitato per la Libertà di Espressione e
Associazione) che promuove un dibattito critico sulle nuove legislazioni
anti-terrorismo e sulle richieste di estradizione. Infatti la Turchia ha a più
riprese richiesto l’estradizione di Bahar fino a questo momento negata dai giudici
belgi perchè il Belgio non estrada i propri cittadini ma anche da quelli
olandesi che lo hanno definito “un avversario politico” e per questo sulla base dell’articolo 3 della “Convenzione europea per l’estradizione”
hanno rifiutato di estradarlo in Turchia. Infatti c’è un mandato internazionale
di arresto dell’Interpol che non può essere annullato se non su richiesta di
uno Stato (e il Belgio su questo non si è attivato) per cui in tutti gli altri
Paesi può essere fermato su richiesta della Turchia: Bahar può essere arrestato
ogni volta che passa un confine. E’ stato così arrestato in Olanda e anche in
Spagna (mentre visitava con la famiglia la cattedrale di Cordova…) col
paradosso che sulla base delle sentenze di Belgio, Olanda e Spagna non può, in linea di principio essere estradato,
ma può essere continuamente arrestato.
Italia il 21 novembre scorso per partecipare a due iniziative pubbliche per
denunciare l’ingerenza della Turchia nello scenario siriano, ha trovato la
Digos che dall’aereoporto di Orio al Serio l’ha portato
direttamente nel carcere di Bergamo. Il 2 dicembre,
la Corte d’Appello di Brescia lo
ha messo agli arresti domiciliari a
Massa in attesa delle decisioni della Turchia che ha 40 giorni di tempo per
presentare una formale richiesta di estradizione. E a sua volta il Procuratore
Generale dopo aver ricevuto il dossier turco avrà a disposizione fino a tre
mesi per inviare alla Corte d’Appello di Brescia le sue conclusioni o la
richiesta di ulteriori informazioni: quindi per almeno quasi quattro mesi Bahar
starà ai domiciliari…ma per quale reato? La traduzione di volantini per cui è
stato già assolto?
n’est pas un crime”, un documentario (inedito in Italia….) di Marie-France
Collard, F.Bellali e J.Laffont, che ha vinto il Premio Speciale della Giuria al
FIFDH (Festival Internazionale del Film sui Diritti dell’Uomo) di Parigi nel
2009.