L’iter burrascoso del decreto svuotacarceri
fine del 2013 è stato approvato, con il decreto legge n. 146,
l’abbassamento della pena massima da 6 a 5 anni per i reati di lieve
entità come, ad esempio, lo spaccio di sostanze stupefacenti che è
la principale causa del sovraffollamento degli istituti penitenziari
italiani. Ma l’iter della riforma carceraria prosegue: dal 14
gennaio, infatti, la Commissione Giustizia, in Senato, ha esaminato
quattro ddl sui temi dell’amnistia e dell’indulto.
Secondo
l’articolo 1 del ddl 20, unificato al 21, “è concessa
amnistia per tutti i reati commessi entro il 14 marzo 2013
per i quali – si legge – è stabilita una pena detentiva non
superiore nel massimo a quattro anni, ovvero una pena pecuniaria”.
All’articolo 3 del ddl si legge che “è
concesso indulto, per tutti i reati commessi fino a tutto il 14 marzo
2013,
nella misura non superiore a tre anni per le pene detentive e non
superiore a 10.000 euro per le pene pecuniarie”. Previste anche
misure di revoca o esclusione dell’indulto e di rinuncia
all’amnistia. Vengono affidate al ddl 21 altre norme che entrano più
nello specifico sia dei reati previsti sia da quelli esclusi ma che
ancora devono concludere l’iter di discussione in commissione
Giustizia,
presieduta da Francesco
Nitto Palma
(Forza Italia). L’esame congiunto riprenderà l’8 gennaio 2014. Il
ddl 21 prevede, per esempio, che l’indulto non si applica a pene per
associazione
mafiosa
anche straniera, riciclaggio
denaro sporco, strage,
usura,
sequestro
di persona
a scopo d’estorsione,
saccheggio, associazione a delinquere finalizzata al traffico
di sostanze stupefacenti e
anche produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o
psicotrope. Queste sono solo alcune delle novità introdotte dai due
ddl, l’esame adesso entrerà nel vivo con il seguito della
discussione e l’esame congiunto degli altri due dei quattro disegni
di legge.
del sovraffollamento, è molto peggio di un indulto. E, soprattutto,
premia i mafiosi”. Questo il commento del procuratore aggiunto di
Messina, Sebastiano Ardita, esaminando il decreto svuotacarceri.
Ardita è una delle persone più competenti in materia essendo stato
per nove anni direttore generale dei detenuti del Dipartimento
dell’amministrazione penitenziaria e spiega che le critiche più
pesanti riguardano la “liberazione anticipata speciale”, ovvero
la norma che porta da 45 a 75 i giorni di sconto concessi ogni sei
mesi di detenzione. Misura che prevede una retroattività al 2010.
“Avendo deciso di affrontare il sovraffollamento rinunciando alla
sanzione penale – scrive Ardita nella sua relazione –, il
legislatore d’urgenza sembrerebbe da un lato aver effettuato una
opzione minimale, e dunque certamente non in grado di risolvere il
problema dell’affollamento, e dall’altro avere scelto i soggetti
da scarcerare tra i mafiosi e i più pericolosi ( condannati a pene
lunghe) e solo in parte minima tra coloro che sono stati raggiunti
dall’intervento penale a pioggia (in primo luogo extracomunitari e
tossicodipendenti)”.
La misura prevista dal decreto si
applica a tutti i detenuti, 416-bis compresi, perché si basa come
unico presupposto sull’“opera di rieducazione. Che,
attenzione, non vuol dire altro che colloqui con la famiglia,
attività teatrali, attività sportive. Nessuno escluso, dunque. Ma
quanto la liberazione anticipata inciderà realmente sul problema
per cui Strasburgo rischia di condannarci, e cioè il
sovraffollamento? Non potrà che incidere in modo molto marginale
– scrive Ardita – “potendo riguardare al più qualche migliaio di
soggetti.
Non usciranno certo di galera i
poveri cristi, o saranno pochissimi, mentre verranno premiati –
non si sa a fronte di cosa – coloro che sono stati condannati a
pene lunghe. TRADOTTO: chi deve scontare, da sentenza, sei anni di
carcere potrebbe uscire dopo tre anni e mezzo. “Anche un
penitenziarista poco esperto – prosegue il procuratore aggiunto –
può ben comprendere come uno strumento così concepito venga a
minare alle fondamenta i principi stessi del trattamento
penitenziario, che presuppone sempre percorsi nei quali i benefici
siano il frutto di sacrificio, attraverso la revisione critica del
proprio passato criminale e la provata volontà di reinserirsi nel
tessuto sociale”.
Un regalo, bello e buono, a chi ha
commesso gravi delitti e non ha mostrato neanche il minimo segno di
pentimento. C’è poi un altro elemento che vale la pena
evidenziare. Il ministro Cancellieri ha messo in piedi il decreto
per svuotare le carceri sovraffollate, ma coloro che hanno condanne
pesanti, i criminali veri, sono in celle doppie o al massimo triple,
non sono certo stipati come bestie sulle brandine a quattro piani.
Più che rispondere alle accuse di
Strasburgo, il provvedimento potrebbe tornare utile a delinquenti
dentro i nostri confini”. Ardita conclude la sua relazione con
una domanda importante: perché destinare il costo sociale di
quest’operazione ai cittadini, che ne pagherebbero la
pericolosità, visto che – statisticamente – il numero dei reati
aumenterebbe?
carcerAzioni.
Prigionie dei nostri tempi
Sono
la libertà e la sua privazione i temi centrali dell’iniziativa
carcerAzioni.
Prigionie dei nostri tempi,
che dal 7
dicembre 2013
all’11
aprile 2014
coinvolgerà alcuni spazi dedicati alla cultura di Roma Capitale –
Casa della Memoria e della Storia, Casa dei Teatri, Sala Santa Rita,
Nuovo Cinema Aquila, Teatro di Villa Torlonia – oltre al Museo
storico della Liberazione di Via Tasso e al Museo Laboratorio della
Mente.
Attraverso
mostre,
incontri, letture, proiezioni, laboratori e performance,
carcerAzioni
ricerca e approfondisce il significato di libertà, un valore oggi
sempre più negletto, incerto ed esposto al rischio di perdita delle
garanzie conquistate nella storia dell’umanità. La prigionia nelle
carceri, l’isolamento dal mondo per scelta o impedimento fisico, il
disagio esistenziale diventano temi
di una serie di appuntamenti,
momenti di approfondimento che aprono lo sguardo sull’altro per
riconoscervi la nostra stessa condizione, soltanto apparentemente
differente.
scelta del tema nasce dall’osservazione delle enormi trasformazioni
a cui tutti assistiamo e che stanno modificando anche il nostro
quotidiano, come le trasmigrazioni da un bacino all’altro del
Mediterraneo, dal Sud al Nord del mondo, causa di tragiche
sofferenze umane. Il mondo occidentale e democratico è uno snodo
fondamentale per tornare a discutere di libertà dell’individuo
contemporaneo, di prigioni come metafora dell’esistenza umana, di
segregazione come vera e propria chiusura al mondo, impedimento come
reclusione. Un approfondimento sul “carcere” nel senso
etimologico della parola, dal latino “càrcer” – recinto,
chiuso e quindi prigione – che ha radice dal verbo co-èrcio da cui
il significato di luogo ove si restringe, si rinchiude ed anche si
castiga e si punisce.
manifestazione: www.comune.roma.it/cultura