La clandestinità non è più reato
“Clandestino”, un aggettivo
usato spesso in modo improprio sugli organi di stampa: un aggettivo
che ricorda una situazione losca e pericolosa. Affibbiato, poi, a una
persona è ancora peggio. Meglio dire “irregolare” quando si
parla di persone migranti o immigrate che non hanno ancora ottenuto
il permesso di soggiorno, anche perchè la trafila burocratica per
riuscire ad ottenerlo è contorta.
All’inizio del mese di aprile, come
già ricordato nei nostri articoli precedenti, la Camera dei Deputati
ha dato il sì definitivo al ddl sulle pene alternative al carcere.
Il decreto diventato legge prevede anche la depenalizzazione del
reato di clandestinità.
Durante la discussione in Aula non
era presente il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e questo ha
scatenato la reazione di alcuni esponenti della Lega, tra cui
Massimiliano Fedriga che si è diretto verso i banchi del governo, si
è seduto al posto del Ministro, mostrando un cartello con la
scritta: “ Ministro Alfano, clandestino è reato”.
Il reato è, invece, stato
cancellato ma resta penalmente sanzionabile il reingresso in
violazione di un provvedimento di espulsione.
L’Associazione per i Diritti Umani
ha chiesto un commento alla notizia della cancellazione del reato di
clandestinità all’On. Khalid
Chaouki, deputato PD, coordinatore intergruppo immigrazione e
cittadinanza, che così ci ha risposto: “Finalmente è stata
eliminata una delle più odiose bandierine leghiste, il 2 aprile è
stato abrogato il reato di immigrazione clandestina, un reato inutile
e lesivo dei diritti che non puniva un’azione ma uno status.
legislatura, con tutte le sue difficoltà si sta dimostrando, passo
dopo passo, concreta nel chiudere un capitolo vergognoso della nostra
storia in materia di immigrazione, recuperando così credibilità
rispetto alle istituzioni europee che più di una volta hanno
accusato l’Italia di non rispettare i diritti della persona. Ora
dobbiamo con fermezza procedere ad una seria riforma della legge
sulla cittadinanza per non tradire le aspettative dei ragazzi, nuovi
italiani di fatto, ma ancora stranieri a causa di leggi miopi e
discriminatorie”.