Carceri. I confini della dignità
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“La
reclusione in carcere come pena regolamentata nello spazio e nel
tempo è l’esito di una grande rivoluzione prodotta dal movimento
utilitarista e da quello illuminista. Il carcere come pena è
un’invenzione della modernità connessa a grandi questioni che lo
trascendono e a volte lo rimuovono: dal modello di produzione
economica alla ideologia del lavoro, dai più generici obiettivi di
giustizia al più specifico tema del rito del processo penale.
carcere come pena ha a che fare con il sistema sociale e con quello
fiscale, con le scelte urbanistiche e con quelle architettoniche,
con i diritti umani e con il residuo di giustiziabilità degli
stessi, con la dignità dei corpi e con la salvezza delle anime, con
l’etica e con la religione. Il carcere come pena è dentro il
sistema del diritto, ma è storicamente poco incline a farsi
ingabbiare dal diritto. E’ il risultato di un giudizio che si
trasforma in pregiudizio. Il carcere, per non ridursi a descrizione
storica, va letto anche attraverso una indagine epistemologica che
usi le categorie classiche dello spazio e del tempo e ne sveli le
aporie”.
un brano dell’introduzione al testo Carceri.
I confini della dignità,
di Patrizio Gonnella.
profonda e coraggiosa, frutto di una straordinaria esperienza da
parte del presidente dell’associazione Antigone che da anni lavora
e lotta per i diritti dei carcerati detenuti e per il miglioramento
della loro esistenza all’interno degli istituti penitenziari: una
tematica, quella della riforma delle carceri, in prima pagina
nell’agenda sociale e politica dell’Italia di oggi.
Dopo
lunghi decenni dedicati e in parte persi inseguendo la retorica
rieducativa, in questo libro si propone un cambio di paradigma. Si
ridisegnano i confini della pena carceraria attraverso una
descrizione qualitativa e critica dei diritti dei detenuti,
avvalendosi di standard internazionali. Diritto alla vita, diritto
alla salute, diritto agli affetti, diritto alla libertà di
conoscenza e di coscienza, diritto di voto, diritto al lavoro,
diritto di difesa non sono nella disponibilità di chi detiene il
potere di punire: per riaffermare questi diritti è necessario,
appunto, un cambio di prospettiva. (Vedi anche l’articolo in cui si
fa riferimento al saggio di Gherardo Colombo
Il perdono responsabile,
pubblicato su questo sito).
La pratica penitenziaria evidenzia
una distanza tra diritti proclamati e diritti garantiti. Lo
svelamento delle violazioni sistematiche dei diritti che avvengono
nelle carceri serve a chiarire a noi stessi che lo stato sociale
costituzionale di diritto si difende con il lavoro giuridico
affiancato a un lavoro politico, ma soprattutto culturale: la
direzione potrebbe essere quella di predisporre percorsi rieducativi
e riabilitativi per il detenuto, ricominciando dalla tutela della
sua dignità in quanto “essere umano”: un percorso non facile,
un percorso che non può essere rivolto a tutti, ma che per alcuni
può funzionare per restituire la vita, la consapevolezza e il senso
di responsabilità, individuale e sociale.
volume sarà presentato in anteprima a Milano alla libreria Jaca
Book mercoledì 16 aprile alle ore 18.30, in Via Frua, 11 (ingresso
da Via Stelline), Milano. Intervengono con l’autore, Adolfo Ceretti
Professore Ordinario in Medicina Legale all’Università di Milano
Bicocca, Mirko Mazzali Presidente Commissione Sicurezza del Comune
di Milano, Alessandra Naldi Garante Detenuti del Comune di Milano