Le paure di alcuni, le difficoltà di altri
provincia di Ragusa. Alcuni giorni fa. Sessanta genitori di bambini
che frequentano un istituto scolastico statale dichiarano di non
voler mandare i propri figli in gita per paura che possano contrarre
malattie perchè gli autobus utilizzati sarebbero gli stessi usati
per trasferire gli immigrati da Pozzallo alla masseria San Pietro
sistemata per dar loro i primi soccorsi. I genitori dei ragazzi sono
convinti che i mezzi di trasporto non vengano disinfettati e che ci
sia il rischio di contrarre scabbia, tubercolosi o anche l’Aids.
Il
Consigliere comunale, Michele Colombo ha presentato un’interrogazione
ufficiale al sindaco Ignazio Abbate.
Si
tratta di un problema serio che va sicuramente affrontato e risolto,
ma non deve diventare, questo, il pretesto per divulgare altri
stereotipi su chi scappa dai propri Paesi d’origine per fame o per
guerre e cerca in Europa e in Italia accoglienza e rifugio.
Come
dimenticare le immagini dei migranti stipati in un cortile, nudi o
semispogliati, sottoposti a getti d’acqua come se si trattasse di
animali e non di persone: neanche questo può essere il modo di
risolvere eventuali casi di malattie infettive e non.
Diversa
preoccupazione, invece, quella di altri genitori che a Dronero, in
provincia di Cuneo, a metà aprile, boicottano la scuola dei figli
perchè nelle classi elementari sono iscritti troppi bimbi
stranieri.
Il
preside, Graziano Isaia, uno dei più giovani dirigenti scolastici
italiani con i suoi 37 anni, ha definito, quella dei genitori, come
“una guerra affrontata per strada e mai nelle sedi ufficiali,
condotta con poca informazione e disponibilità a risolvere i
problemi”. Sempre secondo il dirigente, che si è dovuto dimettere,
i motivi alla base di questa situazione sono da individuare in
“sentimenti inconfessabili: lo sporco, il fastidio, il peso morto,
la puzza, l’ignoranza scimmiesca. Chi si sente superiore non si vuole
mescolare, è terrorizzato di essere contagiato”. Parole dure,
quelle del preside, che si scontrano con quelle dei genitori che,
invece di sostenere l’ esempio di solidarietà, inclusione e
disponibilità verso il prossimo,
dicono: “…Cerchiamo il meglio per i nostri figli e la percentuale
di stranieri in classe era troppo alta per permettere agli ottimi
insegnanti di svolgere il loro lavoro senza rallentamenti”.
Per
queste persone, quindi, sarebbe meglio costituire classi di soli
alunni stranieri con insegnati mediocri e classi di soli alunni
italiani con insegnanti ottimi, così sì che si garantirebbe la
crescita cognitiva e affettiva dei futuri adolescenti e dei futuri
cittadini.