Mille farfalle nel sole: l’Iran di ieri e di oggi
Ecco un
altro consiglio per una lettura estiva: Mille
farfalle nel sole, di Kamin
Mohammadi (ed. Piemme). In realtà, il titolo originale è Il
cipresso perchè, come
spiega l’autrice, ricordando una frase del nonno: “Noi iraniani
siamo come il cipresso, ci pieghiamo al vento ma non ci spezziamo
mai”. Ed è un racconto tra Passato e Presente, tra memoria e
attualità, quella raccontata dalla giornalista e scrittrice. Un
racconto narrato per immagini, quelle del 1935 quando sua nonna
ricorda l’editto dello scià Reza Shah con cui vietava l’uso del velo
alle donne, ma le bambine di 16 anni potevano essere date in spose a
uomini molto più vecchi di loro; poi arrivano le riviste anni’40 che
cambiano le mode e i costumi e, nel ventennio successivo, sempre le
donne (cartina di tornasole di un Paese contraddittorio) si vestono
come le occidentali, tanto che mamma Mohammadi per il proprio
matrimonio sceglie un abito corto fino al ginocchio; e poi gli anni
’70, quegli anni duri non solo per noi italiani, ma anche più a Est:
in Iran serpeggia la Savak, la polizia segreta, che fa paura a
giovani e adulti anche solo a nominarla.
anno fatidico. Kohmeini troneggia, il suo piglio accigliato osserva e
giudica da ogni angolo del Paese. Dice no al voto alle donne, si
oppone alla riforma agraria. E, con il voto palese del referendum, la
Repubblica islamica vince con il 98% dei consensi: gli intelletuali,
inizialmente, si fanno predere dall’euforia, vogliono liberarsi
dell’Occidente e dei suoi mostri, ma alla fine è la “repubblica”
a liberarsi di loro.
giugno 1979 anche la famiglia Mohammadi decide di scappare da Teheran
e poco dopo scoppia la guerra con l’Iraq. Kamin ha solo dieci anni.
Dieci anni sufficienti per ricordare lo strappo dalla sua terra,
l’arrivo a Londra e l’inserimento faticoso in un’altra cultura, in
un’altra società; la vergogna di essere iraniana, quel Paese di
Ahmadinejad e dell’Onda verde repressa duramente. Kamin dimentica
tutto o quasi, ma col tempo cresce, matura, studia e così torna alla
mente quella frase del nonno e la volontà di capire meglio e di
riconciliarsi, almeno un po’ con le proprie radici: dopo anni di
esilio, torna nell’Iran del Presidente Rohani, con le speranze
disilluse, ma non del tutto.
romanzo biografico che intreccia la storia individuale alla grande
Storia: generazioni di persone e di donne che si fanno portavoce di
molte altre per evocare la grandezza di un Paese ricco di cultura,
culla di civiltà millenarie e, nello stesso tempo, di un Paese che,
ancora oggi, sta disegnando la mappa della contemporaneità, nel bene
e nel male.