Quel premio ad un cittadino-eroe
chiamava Michele Liguori e aveva 59 anni. Era l’unico vigile urbano
della sezione ambientale di Acerra ed è deceduto, a gennaio scorso,
per un raro tumore al fegato, lasciando la moglie e il figlio. Ma non
è solo il racconto di un destino, purtroppo, condiviso da molti.
Michele Liguori aveva deciso di dire “NO” alla camorra: per
tredici anni ha lavorato e vissuto tra i rifiuti tossici della “terra
dei fuochi”, ma continuava a denunciare, continuava imperterrito a
chiedere bonifiche di terreni marci.
sua morte, i familiari continuano la sua battaglia per un’Italia
sana, per una regione salubre, per la tutela della salute e della
vita di altre persone. Ma chiedono anche giustizia per quel marito,
padre, uomo e cittadino che ha svolto il proprio dovere
professionale, civico e civile per il Bene comune.
tentativo della famiglia di vedere riconosciuta la malattia
professionale è stato liquidato con una nota dell’Inail in cui si
leggono poche parole e nessuna spiegazione: “La morte non è
riconducibile all’evento”: probabilmente, riconoscere al Sig.
Liguori la morte per cause ambientali significherebbe aprire la
strada a migliaia di altre richieste di indennizzo. Ma la Signora
Maria e il figlio Emiliano non si arrendono: stanno preparando una
battaglia legale durissima che si combatterà con documenti e analisi
su tutto il territorio colpito dalle efflusioni di sostanze tossiche
e che è volta a dimostrare il collegamento tra queste sostanze –
riversate nelle discariche abusive dal clan dei Casalesi, come ha
accertato la Giustizia – e i numerosi casi di tumore che colpiscono
la popolazione. Il caso di Michele Liguori è e sarà emblematico.
che, quindi, la giuria dell’ultima edizione del Premio Ambrosoli (un
premio indetto in memoria dell’ Avvocato Giorgio Ambrosoli ammazzato
nel 1979 per volontà del banchiere Michele Sindona) ha deciso di
assegnare proprio a Michele Liguori il primo riconoscimento.
Durante la cerimonia,
che si è tenuta a Milano alla fine di giugno, sono stati dichiarati
come vincitori quelle persone o gruppi di persone – in particolare
della pubblica amministrazione e delle imprese – che su tutto il
territorio nazionale si siano contraddistinti per la difesa dello
stato di diritto tramite la pratica dell’integrità, della
responsabilità e della professionalità, pur in condizioni avverse a
causa di contesti ambientali o di situazioni specifiche, che
generavano pressioni verso condotte illegali.
Vogliamo terminare
riportando alcune parole di una lettera che l’avvocato Ambrosoli
scrisse alla moglie qualche anno prima di morire e che riteniamo
fondamentali: “Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel
rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto…Abbiano
coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel
senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si
chiami Europa”…E noi vorremmo ricominciare da qui.