Io sto con la sposa
nelle sale delle città italiane, vi riproponiamo la recensione del
film IO STO CON LA SPOSA, presentato nei prossimi giorni alla Mostra
del Cinema di Venezia. L’ ‘appuntamento è al Lido di Venezia per il
4 Settembre alle 14,30 in Sala Grande, con replica il 5 settembre
alle 17,30 in Sala Perla. I biglietti si possono acquistare online
. Per chi non può essere a Venezia, il festival mette a disposizione
400 streaming on demand
su Mymovies
per l’Italia, e altrettanti per l’estero su Festival
Scope .
Cinque
passaggi di frontiera attraverso l’Europa: Italia, Francia,
Lussenburgo, Germania, Danimarca e Svezia. Un gruppo di
palestinesi-siriani, di notte e clandestinamente, percorrono
migliaia di chilometri “accompagnati” da una sposa. Perchè, chi
avrebbe il coraggio di chiedere i documenti ad una sposa? Nasce da
questa domanda il documentario Io
sto con la sposa (On the bride’s side) ideato
e realizzato da Gabriele Del Grande, giornalista e scrittore,
Antonio Augugliaro, videoartista e Khaled Soliman Al Nassiry, porta
e critico palestinese-siriano. “Siamo
stanchi di dividere gli esseri umani in legali e illegali. E siamo
stanchi di contare i morti in mare. Non sono vittime della burrasca,
ma di leggi europee alle quali è arrivato il momento di disobbedire
per riaffermare il principio della libertà di circolazione”,
dichiara Gabriele Del Grande.
“Quando
vedi arrivare gente del tuo paese e sai che stanno scappando da una
guerra… – aggiunge
Khaled Soliman Al Nassiry – Senti
che stai facendo una cosa giusta. Aiutare anche una sola persona ad
uscire da quel mare di sangue, ti fa sentire dalla parte del
giusto”.
14 al 18 novembre scorso ventritrè persone, tra ragazzi e ragazze,
italiani, siriani e palestinesi prendono parte ad un corteo nuziale
che parte da Milano con destinazione Stoccolma, violando le leggi
sull’immigrazione. Tasneem, questo il nome della sposa, e i suoi
amici sfondano la Fortezza Europa con il sorriso e il coraggio d
disubbidire.
cercato uno sguardo nuovo
– dice Antonio Augugliaro – scevro
da ogni vittimismo e commiserazione. Nel film, raccontiamo prima di
tutto una storia che ha il gusto dell’avventura, la dimensione del
sogno e la forma di una maschera.”
storia raccontata è una finzione, ma affonda le sue radici nella
realtà: per preparare il progetto i registi hanno intervistato
tantissimi migranti che hanno messo le loro vite in mano ai
trafficanti. Il documentario mette in scena proprio questo tipo di
viaggio e di scelta e i tre autori rischiano 15 anni di carcere per
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.