Ferite di parole: la Tunisia della rivoluzione e quella di oggi
per i Diritti Umani presenta il libro
di Parole. Le donne arabe in rivoluzione” di
Leila
Ben Salah
e Ivana
Trevisani
OTTOBRE 2014 ore 19.00
del tempo ritrovato, via Foppa 4 (MM2 Sant’Agostino), Milano
presenza dell’autrice Ivana
Trevisani,
di Gihen
ben Mahmoud,
artista tunisina e di Monica
Macchi,
arabista e redattrice di Formacinema
tesi centrale del libro è lo spostamento del materno dalla
dimensione privata ad una dimensione pubblica: inizialmente le donne
sono entrate nella rivoluzione come “madri di” o “mogli di”
nella duplice funzione di prendersi cura di qualcuno o protestare
contro le ingiustizie. Ben presto però sono passate ad essere donne
in prima persona con molteplici
sfaccettature:
uno dei personaggi-simbolo è Umm Khaled, la madre di Khaled Said, il
giovane massacrato dalla polizia ad Alessandria (una delle scintille
che hanno portato allo scoppio della rivolta del 25 gennaio in
Egitto) e che è stata presente a tutte le manifestazioni ed ai
concerti per dar forza e sostegno ai manifestanti. Un altro è la
madre di Mohamed Bouazizi, il giovane morto per essersi dato fuoco
dopo l’ennesima multa-sopruso per irregolarità del suo lavoro di
venditore ambulante, (una delle scintille della rivolta tunisina),
che non si è costituita parte civile nel processo contro l’agente
di polizia municipale che aveva multato il figlio, ritenendola capro
espiatorio del regime.
donne sono così entrate nel dibattito sul concetto di identità e
gli artisti hanno dato il loro contributo ricordando sia l’identità
storica che le tante diverse componenti (copta, ebraica, greca,
italiana nella Alessandria cosmopolita di Yusef Chahine) come
dimostrano i murales del Cairo. Una rivoluzione non “di genere”
intesa solo come questione femminile ma sostenuta e accompagnata
dagli uomini. La reazione del regime ha utilizzato lo stesso
strumento di sempre: la paura attraverso le molestie sessuali con la
precisa funzione politico-strategica di ricacciare le donne nel
privato. Un ritorno al passato che non c’è stato e non ci sarà,
né in Egitto né in Tunisia. Due segnali su tutti: le manifestazioni
del 13 agosto 2012 in Tunisia, contro l’articolo della Costituzione
che sanciva la “complementarietà” della donna rispetto all’uomo
e Samira la ragazza che ha denunciato i test di verginità in Egitto,
supportata dal padre.