Immigrati tra lavoro e discriminazione: il nuovo rapporto UNAR
scorso 29 ottobre è stato presentato a Roma il Dossier Statistico
Immigrazione 2014, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS per conto
dell’UNAR. Il sottotilo del dossier recita: “ Dalle discriminazioni
ai diritti” e, infatti, i dati che emergono mettono in evidenza le
discriminazioni a cui sono soggetti i migranti nel mondo del lavoro e
i loro figli nel contesto scolastico.
per i Diritti Umani ha rivolto alcune domande, per voi, alla
giornalista Zita Dazzi che si è occupata del rapporto UNAR e di
questi argomenti su La
Repubblica. Ringraziamo
Zita Dazzi per questo suo contributo.
la Lombardia offrono occasioni di lavoro agli immigrati, ma che tipo
di mestieri si tratta?
tratta di lavori di bassa manovalanza, spesso malpagati, precari come
forma di contratto e che gli italiani non vogliono più svolgere. Ho
letto nel rapporto che ci sono stati 20.000 posti di lavoro in meno
nell’arco dell’ultimo anno, ma il 60% degli immigrati ha trovato
qualche forma di occupazione, nonostante molti se ne siano andati
perchè i soldi non bastavano per mantenere le famiglie.
ostacoli incontrano, gli immigrati, nella ricerca di un lavoro?
si occupano della cura alle persone e delle pulizie domestiche. Gli
uomini – in provincia di Milano più che nelle altre province
lombarde – sono impiegati nei servizi; poi reggono ancora i settori
manifatturiero, dell’industria pesante e dei lavori stagionali,
soprattutto al sud nella stagione estiva.
uomini subiscono la concorrenza degli altri lavoratori perchè il
mercato è abbastanza saturo: anche molte donne italiane, ad esempio,
sono tornate a fare lavori di cura nelle famiglie perchè non hanno
altre opportunità. Molti, inoltre, devono sottostare a orari pesanti
e tutti devono avere i documenti in regola.
ragazzi, figli di immigrati, sognano un futuro in Italia?
degli immigrati hanno qualche difficoltà. Quelli che sono nati in
Italia si sentono italiani a tutti gli effetti e, pur non avendo la
cittadinanza fino ai 18 anni, si sentono cittadini italiani e molti
di loro pensano di restare qua, ma quando vanno nei Paesi dei
genitori, si sentono un po’ fuori posto, pur non disconoscendo la
cultura d’origine. Diverso è per i ragazzi ricongiunti (e penso, in
particolare, ai sudamericani) che arrivano a qualche anno di distanza
dai genitori e vengono in Italia pieni di aspettative per poi,
invece, rendersi conto di non avere le stesse possibilità dei loro
coetanei ed è facile il rischio devianza e che si sentano esclusi
dalla società italiana.
il dato del dossier che l’ha colpita di più?
il fenomeno è quello dei profughi e delle persone che transitano per
l’Italia, ma non si fermano perchè l’Italia non viene considerato
più un Paese dove conviene fermarsi perchè non c’è lavoro ed è
difficile integrarsi. A Milano, ad esempio, abbiamo avuto circa
50.000 siriani in un anno, ma sono stati in città solo pochi giorni
per poi cercare di andare in nord Europa, in Svezia e in Germania.
leggere il rapporto UNAR: www.dossierimmigrazione.it
(Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per
le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri)
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