Papa Francesco: il terrorismo e i mali dell’umanità
“Il terrorismo fondamentalista
rifiuta Dio stesso, e di fronte ai risvolti agghiaccianti per il
dilagare del terrorismo auspico che i leader religiosi, politici e
intellettuali specialmente musulmani, condannino qualsiasi
interpretazione fondamentalista ed estremista della religione che
giustifica la violenza”: queste le parole di papa Francesco a
seguito degli attentati a Parigi e nel tradizionale incontro d’inizio
anno con la stampa.
Francesco parla di una vera e propria guerra
mondiale combattuta a pezzi che accade in varie zone del pianeta, a
partire dalla vicina Ucraina, divenuta drammatico teatro di scontro e
per la quale auspico che, attraverso il dialogo, si consolidino gli
sforzi in atto per fare cessare le ostilità, e le parti coinvolte
intraprendano quanto prima, in un rinnovato spirito di rispetto della
legalità internazionale, un sincero cammino di fiducia reciproca e
di riconciliazione fraterna.
Il pontefice si è soffermato anche
sul Medio Oriente,auspicandosi che cessino le violenze e che si
arrivi a una soluzione che permetta tanto al popolo palestinese che a
quello israeliano di vivere finalmente in pace, entro confini
chiaramente stabiliti e riconosciuti internazionalmente, così che
“la soluzione di due Stati” diventi effettiva. Quindi ricorda gli
altri conflitti nella regione, i cui risvolti sono agghiaccianti
anche per il dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista in
Siria ed in Iraq. Tale fenomeno è conseguenza della cultura dello
scarto applicata a Dio. Il fondamentalismo religioso, infatti, prima
ancora di scartare gli esseri umani perpetrando orrendi massacri,
rifiuta Dio stesso, relegandolo a un mero pretesto ideologico.
Di
fronte a tale ingiusta aggressione, che colpisce anche i cristiani e
altri gruppi etnici e religiosi della Regione, occorre una risposta
unanime che, nel quadro del diritto internazionale, fermi il dilagare
delle violenze, ristabilisca la concordia e risani le profonde ferite
che il succedersi dei conflitti ha provocato. In questa sede faccio
perciò appello all’intera comunità internazionale, così come ai
singoli Governi interessati, perché assumano iniziative concrete per
la pace e in difesa di quanti soffrono le conseguenze della guerra e
della persecuzione e sono costretti a lasciare le proprie case e la
loro patria. Un Medio Oriente senza cristiani sarebbe un Medio
Oriente sfigurato e mutilato…Nel sollecitare la comunità
internazionale a non essere indifferente davanti a tale situazione,
auspico che i leader religiosi, politici e intellettuali specialmente
musulmani, condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed
estremista della religione, volta a giustificare tali atti di
violenza.
Francesco non dimentica la Nigeria, dove non cessano le
violenze che colpiscono indiscriminatamente la popolazione, ed è in
continua crescita il tragico fenomeno dei sequestri di persone,
spesso di giovani ragazze rapite per essere fatte oggetto di
mercimonio, un esecrabile commercio che non può continuare.
Il
Papa si occupa anche dei conflitti civili che interessano altre parti
dell’Africa, a partire dalla Libia, lacerata da una lunga guerra
intestina che causa indicibili sofferenze tra la popolazione e ha
gravi ripercussioni sui delicati equilibri della Regione. Cita «la
drammatica situazione nella Repubblica Centroafricana e quella del
Sud Sudan e in alcune regioni del Sudan, del Corno d’Africa e della
Repubblica Democratica del Congo, dove non cessa di crescere il
numero di vittime tra la popolazione civile e migliaia di persone e
chiede l’impegno dei singoli governi e della comunità
internazionale.
Un paragrafo importante del suo discorso è
dedicato ai profughi e rifugiati: “Quante persone perdono la vita
in viaggi disumani, sottoposte alle angherie di veri e propri
aguzzini avidi di denaro?…Molti migranti, soprattutto nelle
Americhe, sono bambini soli, più facile preda dei pericoli,
necessitando di maggiore cura, attenzione e protezione”. Sono 180
gli Stati che attualmente intrattengono relazioni diplomatiche con la
Santa Sede. Ad essi vanno aggiunti l’Unione Europea, l’Ordine di
Malta e una Missione a carattere speciale, quella dello Stato di
Palestina. Le cancellerie di ambasciata con sede a Roma, incluse
quelle dell’Unione Europea e dell’Ordine di Malta, sono 83. Hanno
sede a Roma anche la Missione dello Stato di Palestina e gli Uffici
della Lega degli Stati Arabi, dell’Organizzazione Internazionale
per le Migrazioni e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per
i Rifugiati.
Nel corso del 2014 si sono firmati
tre accordi: il 13 gennaio, l’Accordo-quadro tra la Santa Sede e la
Repubblica del Camerun sullo statuto giuridico della Chiesa
cattolica; il 27 gennaio, il Terzo Protocollo Addizionale
dell’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica di Malta sul
riconoscimento degli effetti civili ai matrimoni canonici e alle
decisioni delle autorità e dei tribunali ecclesiastici circa gli
stessi matrimoni, del 3 febbraio 1993; il 27 giugno, l’accordo tra
la Santa Sede e la Serbia sulla collaborazione nell’insegnamento
superiore.
Infine, Papa Francesco rivolge un
pensiero: alla Corea, al Venezuela, al Burkina Faso e a quei Paesi in
cui le popolazioni vivono tra tensioni, disagi e paure.
“Non più
la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti
dei Popoli e dell’intera umanità”: e conclude con questa frase
tratta dal discorso di Paolo VI all’ONU nel 1965.