Una bella differenza: Marco Aime ci guida alla scoperta delle diversità nel mondo
Aime insegna Antropologia culturale presso l’Università di Genova ed
è considerato uno degli studiosi europei più importanti nel mondo.
Proprio il professore guida, adulti e lettori più giovani, alla
scoperta della ricchezza che deriva dalle diversità. Il suo ultimo
lavoro – dal titolo Una
bella differenza, edito da
Einaudi – è una raccolta delle conversazioni che l’autore ha avuto
con le sue nipotine, Chiara e Elena, in cui ha raccontato loro i suoi
viaggi, le esperienze delle persone che ha incontrato, i suoi
incontri immaginari con colleghi illustri (nel libro citati solo per
nome), quali: Lévi-Strauss o Malinowsky, ad esempio.
racconto orale si fa scritto per tramandare le diverse concezioni che
i vari popoli che abitano la Terra hanno del tempo, dello spazio,
della religione, del corpo, della famiglia: un trattato di
antropoliga, appunto, semplice e chiaro che permette di scardinare i
pregiudizi tramite fatti quotidiani e vissuti individuali.
tratta di un testo interessante per i lettori più grandi e utile per
gli studenti: si approfondiscono concetti e valori che stanno alla
base di ogni pratica possibile antirazzista e antidiscriminatoria,
qui come altrove; vengono approfonditi, infatti, i concetti di
rispetto, normalità, diritto…e si insiste su quanto sia importante
la conoscenza profonda per non cadere nella trappola degli
stereotipi.
differenza ha profonde radici storiche e culturali ed è il frutto
delle risposte che i gruppi umani hanno saputo dare ai differenti
habitat con cui si sono trovati a convivere…Il libro fornisce ai
lettori, giovani e adulti, gli strumenti critici per osservare il
mondo con altri occhi” (dalla quarta di copertina) e noi vogliamo
spalancarli, questi occhi.
un estratto dal testo:
“- Adesso facciamo un gioco
che mi ha insegnato Orazio, un mio vecchio amico.
– Bello, dai!
–
Io ora vi racconto alcune usanze di una popolazione e voi mi dite
cosa ne pensate. Va bene?
– Si, racconta.
– Allora questa
popolazione di cui vi parlo si chiama Inailati e vive in un paese
lungo e stretto, bagnato dal mare. Come tutte le popolazioni ha
usanze tradizionali che, viste da altri, spesso sembrano piuttosto
bizzarre. Per esempio, gli Inailati pensano che il loro corpo sia
brutto e ogni giorno perdono un sacco di tempo per cercare di
renderlo più bello. Per farlo non hanno paura di sottoporsi a prove
dolorose: gli uomini non temono di scorticarsi la faccia tutte le
mattine, senza lanciare un urlo, con un attrezzo che chiamano oiosar,
mentre le donne, più coraggiose, si sottopongono a torture anche
peggiori, come infilare la testa in una specie di piccolo forno o
farsi strappare i peli del corpo. Le donne degli Inailati poi amano
dipingersi il viso con delle polveri e colorarsi la bocca con una
specie di pastello che chiamano ottessor.
– Ma davvero fanno
queste cose?
– Certo, e non solo queste! Pensate che a volte, per
le strade delle loro città, capita di vedere alcuni di loro
camminare, legati con delle piccole corde a degli animali. A dire il
vero non si capisce bene se sono loro a guidare gli animali oppure se
sono gli animali a portare le persone. E’ una cosa che non è stata
ancora chiarita. A volte tagliano il pelo a questi loro animali, ma
quando viene l’inverno, comperano dei cappottini per proteggerli.
–
Ma sono proprio strani! Perché fanno così?
– Ogni popolo ha le
sue usanze, ve l’ho detto. Gli Inailati hanno una tradizione che si
chiama oroval. Oroval significa che devi fare la stessa cosa tutti i
giorni, per tutta la vita. Grazie all’oroval, gli Inailati ottengono
degli idlos, piccoli foglietti di carta colorata con i quali si può
avere da mangiare. Ogni Inailato cerca di accumulare il più
possibile idlos, per ottenere oggetti che gli fanno risparmiare
tempo. Con il tempo risparmiato potrà dedicare più tempo
all’oroval, avere più idlos per comprare più cose che gli faranno
risparmiare tempo e avanti così.
– Ma non sono mica tanto
furbi!
– Cosa ci volete fare? La loro tradizione è così. A volte
vedi un gruppo piuttosto grande di Inailati e tutti parlano in
continuazione. Se ti avvicini, ti accorgi che tutti parlano dentro
delle piccole scatolette che chiamano iralullec e nessuno parla con
le persone che sono vicino a lui.
– Ma perché fanno così?
–
Lo so che può sembrare strano, ma come vi dicevo a volte ciò che
fanno gli altri ci appare bizzarro. Pensate che costruiscono delle
specie di carri, che chiamano otua. Questi carri possono andare
fortissimo, però poi sulle loro strade non si può andare così
forte, è vietato. Loro però continuano a costruire otua velocissime
e a spendere un sacco di idlos per acquistarle…
– Mah, non li capisco.
– Zio, ma
avevi detto che questo era un gioco.
– E infatti lo è. Ora dovete
scoprire di che popolazione si tratta.
– E come si fa? Mica
conosciamo tutte le popolazioni del mondo!
– Chissà dove vivono
quelli lì…
– Adesso vi svelo il trucco…
– Dai!
– Volete sapere di che popolazione
stiamo parlando? Provate a leggere Inailati al contrario…
– I t a l i a n i… Italiani!
– Ma allora quelli lì siamo noi?
– Provate a leggere al contrario
anche oroval, idlos, iralullec, otua..
– Lavoro, soldi, cellulari, auto…
– Ecco, ora provate a ripensare a
quello che avete sentito e vedrete che sono cose che facciamo o
vediamo fare tutti i giorni qui da noi.
– E
dire che sembravamo così strani… -“
(Lo
scherzo di Orazio)