Il grande salto: dall’Africa subsahariana all’Europa
reportage esclusivo, per la RAI, di Amedeo Ricucci e Franco Ceccarelli, vincitore del Premio TV 2015: Il grande
salto racconta le storie dei migranti che tentano di superare la
triplice barriera che separa il Marocco dal sogno dell’Europa.
per i Diritti Umani ha rivolto, per voi, alcune domande al
giornalista. Ringraziamo moltissimo Amedeo Ricucci per la sua
disponibilità.
l’importanza strategica della frontiera di Melilla?
frontiera di Melilla è l’unico punto di contatto tra Europa e Africa
ed è più facile da affrontare per i migranti che arrivano
dall’Africa subsahariana perchè “basta” superare le tre barriere
che difendono questa enclave spagnola. Un altro dato importante, a
cui spesso non si dà rilievo, è il fatto che, per arrivare in
Marocco, molti migranti – sempre dell’Africa subsahariana – non hanno
bisogno del visto: ad esempio i senegalesi o i camerunensi.
Melilla, negli ultimi dieci anni, sono diventate due trampolini per
arrivare in Europa anche se Ceuta è molto più militarizzata. I
numeri di questa immigrazione non hanno nulla a che vedere con le
cifre italiane: sono passati circa 3.500 migranti che sono ben poca
cosa rispetto ai 50.000 che sono sbarcati sulle coste italiane da
Lampedusa. E’ interessante sottolineare che le rotte di immigrazione
mutano a seconda delle possibilità che si creano: sono stato a
Melilla nel luglio-agosto 2014 e la situazione in Libia stava
precipitando e questo ha consigliato a molti migranti di trasferirsi
dal Marocco verso la Libia per tentare da lì una traversata, visto
che in Libia non c’erano più autorità in grado di bloccare i flussi
attraverso un pattugliamento delle coste. Sempre a maggio-giugno
dello scorso anno, a Melilla c’è stato un grosso flusso migratorio
perchè allora si riusciva a passare, poi sono stati messi una rete
protettiva e un fossato e questo ha reso più difficile il “grande
salto”.
proprio dal punto di vista pratico, come si possono superare le
barriere?
barriera ci si arriva senza alcun problema; è protetta da delle
garitte, dei posti di guardia dell’esercito marocchino e se ci arrivi
alle quattro o cinque di mattina è possibile tentare di scavalcarla.
Il problema è che bisogna scalarne tre.
teorica (in Spagna come in Italia) se tu metti piede su terra
spagnola, dovresti essere salvo. Se la Guardia Civil ti ferma,
dovresti aver diritto ad essere identificato e trasferito al centro
di accoglienza di Melilla. Ma molte organizzazioni denunciano il
fatto che, in realtà, la polizia marocchina e la Guardia Civil
spagnola abbiano adottato comportamenti del tutto anticostituzionali,
nel senso che alla polizia marocchina viene concesso di entrare a
Melilla e lì le vengono consegnati i migranti che sono riusciti a
toccare suolo spagnolo.
inoltre, un altro stratagemma: per un cavillo legale, le autorità di
Melilla hanno stabilito che tu non sei su suolo spagnolo finchè non
vieni a contatto con una guardia civil o con un rappresentante delle
forze dell’ordine di Melilla, per cui se tu caschi dall’altra parte
della rete, vieni preso dalla guardia marocchina e quella ti può
riportare in Marocco. Il tutto si gioca sul filo del rasoio e ci sono
organizzazioni dei diritti dell’Uomo – sia in Marocco sia in Spagna
– che fanno attività importanti di denuncia di queste situazioni
di irregolarità.
interviste per il reportage sono state realizzate in un luogo
particolare…
monte Gurugù, un monte che sovrasta Melilla, con una foresta che lo
ricopre e che si è, così, trasformato in una sorta di accampamento
illegale dove i migranti – divisi per nazionalità – sostano in
maniera irregolare.
polizia marocchina fa delle retate, cerca di distruggere questi
accampamenti provvisori, anche se di fatto è impossibile arrestare i
flussi per cui si ricreano.
Melilla si vedono le luci dell’Europa e la tentazione di arrivarci è
molto più forte rispetto a quella di chi fa la traversata via mare.
C’è chi tenta di arrivare in Europa otto, dieci, quindici volte; è
gente che, ogni volta, si fa manganellare dalla polizia marocchina o
che si fa arrestare dalla Guardia Civil. E c’è anche tanto
fatalismo…