La campagna STOP alla TORTURA
è la Giornata internazionale per dire STOP alla TORTURA.
per questa occasione, materiali e una riflessione importante (dal
sito di Amensty International)
“Nessun
individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamenti o
punizioni crudeli, disumani e degradanti”
(Dichiarazione universale dei diritti umani, articolo 5)
Il
diritto a essere liberi dalla tortura e da altri trattamenti o
punizioni crudeli, disumani e degradanti è
tra i diritti umani più saldamente protetti dal diritto
internazionale. Affermato nella Dichiarazione universale dei diritti
umani, ribadito in strumenti internazionali – come il Patto
internazionale per i diritti civili e politici – e regionali, il
divieto di tortura viene sancito in una Convenzione ad hoc nel 1984:
la Convenzione delle
Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli,
disumani e degradanti
(Convenzione).
Il
divieto di tortura è assoluto:
questo significa che mai un pubblico ufficiale o una persona che
agisca a titolo ufficiale può infliggere intenzionalmente dolore o
sofferenze gravi a un’altra persona anche in situazioni di
emergenza, quali una guerra, una catastrofe naturale o creata
dall’uomo.
Nonostante l’obbligo per gli stati parte della
Convenzione di considerare reato la tortura, indagare in modo
approfondito e imparziale su qualsiasi denuncia e perseguire i
responsabili, la tortura è ancora oggi molto diffusa; in alcuni di
questi paesi è sistematica, in altri è un fenomeno isolato ed
eccezionale.
Perché
la campagna “Stop alla tortura”?
A 30 anni dalla storica adozione
della Convenzione, i
governi hanno tradito l’impegno a porre fine a questa pratica
che comporta la perdita definitiva dell’umanità, che è il segnale
di una crisi collettiva fatta di barbarie, fallimenti e paura.
In
questi tre decenni, i governi spesso hanno vietato la tortura per
legge ma l’hanno permessa nella pratica. Hanno pestato, frustato,
soffocato, semiannegato, stuprato, privato del sonno nel buio delle
carceri e nelle stanze degli interrogatori; hanno colpito presunti
criminali comuni, persone sospettate di costituire una minaccia alla
sicurezza nazionale, dissidenti, rivali politici per estorcere loro
confessioni, per punirli, intimorirli, per privarli della loro
dignità.
Tra il
2009 e il 2014,
Amnesty International ha registrato torture
e altri maltrattamenti in 141 paesi
ma, dato il contesto di segretezza nel quale la tortura viene
praticata, è probabile che il numero effettivo sia più alto. Nel
2014, 79 paesi hanno praticato la tortura.
Questa
campagna porta avanti un lavoro iniziato nel 1972 e che ha
contribuito all’adozione, nel 1984, della Convenzione. Quest’anno,
30esimo anniversario della Convenzione, ci concentriamo su tutti i
contesti di custodia statale di alcuni paesi in cui pensiamo di poter
cambiare significativamente la situazione. In Italia lavoreremo per
porre fine alla tortura in Messico,
Uzbekistan
e Marocco/Sahara
Occidentale; a livello
internazionale anche su Filippine e Nigeria.
La nostra
campagna si rivolge anche all’Italia,
affinché sia introdotto nel codice penale il reato di tortura e si
colmi pertanto il ritardo di oltre 25 anni trascorsi dalla ratifica
della Convezione contro la tortura.
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il briefing “La tortura oggi: 30 anni di impegni non
mantenuti”
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il briefing “Comincia qui, comincia ora”