In Italia il presidente dell’Azerbaigian. Amnesty International chiede al presidente del Consiglio di affrontare il tema delle violazioni dei diritti umani
direttore generale di Amnesty International Italia Gianni Rufini ha
scritto al presidente del Consiglio Matteo Renzi, chiedendogli di
affrontare il tema delle violazioni dei diritti umani in Azerbaigian
durante il suo incontro, previsto il 9 luglio, col presidente Ilham
Aliyev.
Alla lettera è allegato un rapporto, intitolato
“Azerbaigian:
i Giochi della repressione“,
nel quale Amnesty International denuncia la soppressione del
dissenso, la detenzione di oltre 20 prigionieri di coscienza e
ulteriori violazioni dei diritti umani che hanno preceduto,
accompagnato e seguito i primi Giochi europei, terminati alla fine di
giugno.
“Dietro l’immagine ostentata dal governo di una
lungimirante, moderna nazione c’è uno stato in cui regolarmente e
sempre più le critiche incontrano la repressione governativa.
Giornalisti, attivisti politici e difensori dei diritti umani che
osano sfidare il governo vanno infatti incontro ad accuse inventate,
processi iniqui e lunghe pene detentive” – scrive il direttore
Rufini.
Negli ultimi anni, le autorità azere hanno messo in
atto un giro di vite senza precedenti nei confronti delle voci
indipendenti all’interno del paese.
Molti attivisti per i
diritti umani e critici del governo sono stati arrestati, altri hanno
lasciato il paese e altri ancora tacciono per paura di essere
arrestati o perseguitati. Gli uffici delle organizzazioni non
governative più critiche nei confronti del governo sono stati
chiusi, mentre le organizzazioni internazionali per i diritti umani
sono state costrette a lasciare il paese. Anche i media sono stati
oggetto di repressione. La maggior parte dei mezzi di comunicazione,
infatti, è di proprietà dello Stato o filogovernativa e le autorità
hanno usato il loro virtuale controllo monopolistico sulla stampa e
sulla televisione per screditare i loro oppositori.
“Almeno
20 tra giornalisti, avvocati, attivisti dei movimenti giovanili e
oppositori sono stati arrestati e condannati nei 12 mesi che hanno
preceduto l’inizio dei Giochi europei. Alla vigilia della cerimonia
inaugurale, ci è stato impedito di entrare nel paese. Lo stesso è
accaduto a giornalisti del Guardian, di Radio France International e
della tedesca Ard” – prosegue Rufini.
Nella lettera al
presidente del Consiglio, Amnesty International Italia segnala alcuni
casi di prigionieri di coscienza di cui continua a sollecitare
l’immediata e incondizionata scarcerazione.
Rasul Jafarov,
fondatore della ong Human Rights Club, è stato arrestato nell’agosto
2014. Intendeva lanciare la campagna “Sport per la democrazia”,
per attirare l’attenzione internazionale sul deterioramento della
situazione dei diritti umani nel paese. Nell’aprile 2015, è stato
condannato a sei anni e mezzo di carcere per false accuse di evasione
fiscale e rapporti d’affari illegali.
Leyla Yunus,
un’attivista per i diritti umani di 60 anni, premiata e fra gli
oppositori più espliciti e di alto profilo, è stata arrestata nel
luglio 2014, pochi giorni dopo aver invocato il boicottaggio dei
Giochi europei a causa della terribile situazione dei diritti umani
in Azerbaigian. Da allora, è rimasta in detenzione preventiva,
essendo stati estesi i termini a tutta la durata dei Giochi: in
questo modo, Leyla avrà trascorso oltre un anno in carcere senza
processo. Suo marito Arif Yunus è stato arrestato cinque giorni
dopo. Entrambi sono detenuti con false accuse di tradimento,
conduzione di affari illeciti, evasione fiscale, abuso di potere,
frode e contraffazione. Leyla e suo marito soffrono di gravi problemi
di salute ed è stato loro vietato di parlare tra di loro e con i
familiari.
Intigam Aliyev, un noto avvocato dei diritti umani,
che ha portato con successo un certo numero di casi contro
l’Azerbaigian alla Corte europea dei diritti umani, è stato
arrestato nel luglio 2014 sulla base di false accuse di evasione
fiscale e di rapporti d’affari illegali. È stato detenuto fino al
processo nel mese di aprile 2015, quando è stato condannato a sette
anni e mezzo di reclusione.
Khadija Ismayilova, una
giornalista di Radio Free Europe, stava indagando sulle denunce di
legami tra la famiglia del presidente Ilham Aliyev e un redditizio
progetto di costruzione a Baku, quando è stata arrestata, nel
dicembre 2014.
E’ stata accusata di “aver istigato un
collega a suicidarsi” e ha ricevuto altre accuse motivate
politicamente. La persona in questione in seguito ha ammesso di
essere stata costretta a presentare una denuncia contro di lei e che
il suo tentativo di suicidio non aveva nulla a che fare con la
collega. Khadija Ismayilova subisce da anni continue molestie da
parte delle autorità e ora rischia 12 anni di carcere se risulterà
colpevole di tutti reati che le sono stati imputati.
Esponenti
del movimento giovanile NIDA che usavano Facebook per criticare e
mettere in discussione le autorità o organizzare assemblee
pacifiche, sono stati arrestati con l’accusa di possesso di esplosivi
e di essere intenzionati a causare disordini. Amnesty International
ritiene che tali accuse siano state fabbricate ad arte. Altri
attivisti di NIDA sono stati picchiati e torturati per estorcere
false confessioni. Shahin Novruzlu, 17 anni, ha perso quattro denti
anteriori durante un interrogatorio.