E’ arrivata mia figlia: una madre e una figlia per il diritto alla dignità
Jessica: una madre e una figlia nel Brasile di oggi. Val è una donna
di mezza età, da tanti anni è al servizio come domestica presso una
famiglia, in una villa di San Paolo. Ha cresciuto i figli di Bàrbara
e di Carlos e Fabinho, il ragazzo adolescente, la considera la sua
“seconda mamma”. Jessica arriva a scompaginare la ritmica e
monotona quotidianità di Val, un giorno, all’improvviso: dopo
un’infanzia trascorsa con il padre e la nonna, vuole trascorrere a
San Paolo un po’ di tempo per poter accedere al test di ingresso in
università. Val non ha altra alternativa che quella di farla
soggiornare nella sua stanza – stretta e soffocante – mentre
cerca un alloggio per entrambe. Ma la convivenza tra i componenti
della famiglia ricca e le due donne non è facile. Da qui prende
l’avvio la trama del film intitolato E’
arrivata mia figlia, di
Anna Muyleart, vincitore del Premio speciale della Giuria al Sundance
Festival e del Premio del pubblico al Festival di Berlino 2015.
personaggi, ben caratterizzati, formano il puzzle della società
brasiliana delle metropoli: Bàrbara, la moglie ambiziosa e
consapevole di sé e del proprio ruolo sociale, Carlos il marito
depresso, privo di spina dorsale, del tutto steso sulla propria
ricchezza ereditata, i due figli poco più che bambini poco maturi e
molto viziati. E, tra loro, spicca anzi giganteggia la figura di Val:
una donna, una madre per tutti. Affettuosa, rispettosa delle regole,
accudente: solido punto di riferimento, ma sempre al proprio posto,
mai sopra le righe, quasi un oggetto da arredamento utile, ma non
indispensabile (se non per Fabinho e per la sua fragile psicologia).
appartiene a un’altra generazione e cova rancore per quella madre che
le ha sempre inviato i soldi per il mantenimento, ma che le è stata
lontana. La ragazza non sopporta le imposizioni di una differenza di
classe ancora evidente, nonostante i piccoli gesti ipocriti; non
accetta le avances di un uomo scontento e annoiato; non tollera la
rassegnazione della propria genitrice. E allora si butta in piscina
con i figli dei “padroni”, mangia il gelato di Fabinho, chiede
sfacciatamente di poter studiare nella stanza degli ospiti, si
rivolge apertamente ed esprime le proprie opinioni. Piccoli/grandi
gesti di rivolta, che operano una rivoluzione: una rivoluzione
raccontata con maestria dalla regista brasiliana. La macchina da
presa segue con calma ogni movimento dei personaggi, spesso rimane
ferma, entra negli ambienti della villa e al di fuori, proprio per
far cogliere agli spettatori quelle piccole sfumature che creano –
come i muri e le pareti – le barriere tra ricchi e poveri, tra chi
sta in cima e chi sta alla base della gerarchia anche culturale. Ma
col tempo, Jessica impara a capire, le scelte obbligate della madre e
la madre impara a riconoscere l’importanza della libertà e della
dignità grazie alla figlia. E allora entra anche lei nella piscina,
ride e telefona alla ragazza per dirglielo. In seguito madre e figlia
troveranno una piccola, semplice casa tutta per loro…e Val si
sentirà chiamare, finalmente, “mamma”.