Una lettera aperta al Parlamento: salvate le vite che oggi lo stato italiano sta contribuendo ad estinguere
ALL’APARTHEID. POCHE PAROLE AI PARLAMENTARI E AI MINISTRI DI QUESTO
PAESE
semplice appello: salvate le vite che oggi lo stato italiano sta
contribuendo ad estinguere. Deliberate il semplice provvedimento che
solo puo’ salvare innumerevoli innocenti: riconoscete il diritto di
tutti gli esseri umani a salvare la propria vita, riconoscete il
diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Italia in modo legale
e sicuro.
conseguenza della sciagurata decisione dei governi europei di
impedire alle vittime innocenti della fame e delle guerre di giungere
in Europa in modo legale e sicuro.
creato lo scellerato mercato di carne umana nelle mani – negli
artigli – delle mafie dei trafficanti seviziatori e assassini.
anche uno solo di essi, decidesse di riconoscere il diritto di tutti
gli esseri umani a giungere in Europa in modo legale e sicuro, ebbene
scomparirebbe questo scellerato mercato criminale e omicida, e
nessuno piu’ morirebbe lungo la rotta che dall’inferno del sud del
mondo porta alla salvezza nel nord del benessere (benessere peraltro frutto della plurisecolare e tuttora perdurante rapina coloniale e neocoloniale delle risorse di quello stesso devastato sud del mondo, ridotto a inferno proprio dalla plurisecolare rapina razzista, schiavista, imperialista).
L’Europa ha un debito immenso con i popoli del sud del mondo: cominci a restituire cio’ che ha rapinato, e cominci salvando le vite degli innocenti in fuga dall’orrore e dalla morte.
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Riconoscere il diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Italia in modo legale e sicuro significherebbe anche far cessare nel nostro paese l’infame e mostruosa riduzione in schiavitu’ di tanti uomini e di tante donne innocenti, consegnati nelle grinfie delle mafie: l’abominevole schiavitu’ presente oggi con accecante visibilita’ nelle campagne come nelle periferie e nel cuore delle citta’, come sui margini delle strade d’Italia; l’abominevole schiavitu’ che uno stato di diritto, che un ordinamento democratico, che un paese civile non puo’ tollerare.
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Riconoscere il diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Italia in modo legale e sicuro significherebbe anche abolire i campi di concentramento e le deportazioni; fa orrore gia’ solo dirle queste parole: “campi di concentramento”, “deportazioni”; ma questo orrore che ci sconvolge al solo nominarlo e’ effettuale realta’ nel nostro paese.
L’infezione nazista e’ gia’ qui. Il razzismo e’ gia’ divenuto prassi istituzionale, misura amministrativa.
Ogni persona decente capisce che i campi di concentramento vanno aboliti; ogni persona decente capisce che le deportazioni vanno abolite; ogni persona decente capisce che un essere umano e’ un essere umano.
Non esistono “clandestini”: e’ la politica razzista dei governi dell’Unione Europea che cosi’ denomina – per poterle piu’ agevolmente opprimere, sfruttare e perseguitare – persone innocenti che cercano solo di salvare e migliorare la propria vita: su questo pianeta siamo tutti cittadine e cittadini, nella famiglia umana siamo tutti fratelli e sorelle, nella vicenda dell’esistere siamo tutti compagne e compagni di vita, di un medesimo cammino la cui legge primaria e ineludibile e’ il mutuo soccorso, il reciproco aiuto.
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Riconosciamo il diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Italia in modo legale e sicuro: e’ l’unico modo per salvare innumerevoli vite, e’ l’unico modo per restare – o tornare ad essere – umani noi stessi.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Vi e’ una sola umanita’ in un unico mondo vivente casa comune dell’umanita’ intera.
Il primo dovere di ogni persona, ed a maggior ragione di ogni istituto civile, e’ salvare le vite.
Avete il potere di fare le leggi: rompere la complicita’ con la strage, fate l’azione giusta: riconoscete il diritto di tutti gli esseri umani a giungere in Italia in modo legale e sicuro.
Un fraterno saluto, auspicando un impegno legislativo doveroso, necessario, urgente.
Peppe Sini,
responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo