La Carta di Bolzano per il diritto di asilo
di Luigi Manconi (da Il Manifesto)
All’alba del 3 ottobre del 2013 naufragava,
al largo di Lampedusa, un peschereccio
proveniente dal porto libico di Misurata. Le vittime
accertate — ma chissà quanti i dispersi — furono 366:
principalmente uomini di nazionalità
eritrea.
L’ennesima tragedia del Mediterraneo
in cui a perdere la vita, ancora una volta erano persone
in fuga da situazioni atrocemente invivibili
e intenzionate a chiedere protezione
in Europa.
Dai primi anni ’90 si calcolano oltre ventimila
morti in quel tratto di mare, quasi tremila solo negli ultimi
nove mesi.
Chi riesce a sopravvivere approda in Italia,
considerata nella maggior parte dei casi una
terra di transito: attraversata da migranti che, in
genere, vogliono raggiungere il nord Europa perché
lì possono ritrovare parenti e amici; perché
lì hanno maggiori possibilità di
intraprendere un percorso di studi e di trovare
lavoro; e,infine, perché lì ricevono fin da subito
un’accoglienza che considerano migliore e più
efficace di quella disponibile in altri paesi
dell’Unione.
Uno dei passaggi critici di questa lunga
traversata è Bolzano, o più
precisamente la sua stazione.
Qui avviene il cambio del treno per raggiungere
e tentare di oltrepassare il confine con
l’Austria. È un punto di transito molto importante
e superarlo può essere un’impresa davvero ardua.
Negli ultimi anni, infatti, ai profughi è stato
impedito di partire dal territorio
italiano in quanto sprovvisti del regolare
titolo di soggiorno e di viaggio. E, tuttavia,
nonostante le difficoltà, nel 2015 sono passate
per la stazione di Bolzano 21.000 persone, in media
cento al giorno, provenienti dai luoghi dello sbarco
e partite dalle coste del nord Africa.
Ma non è questa l’unica rotta. Transitano
da Bolzano e dal Brennero anche migranti che
arrivano via terra dalla Turchia e dall’Ungheria.
Ecco perché quest’anno la Commissione per la
tutela dei diritti umani del Senato ha deciso di ricordare le
vittime del 3 ottobre proprio in quella città,
con un’iniziativa che si terrà nelle officine FS dal titolo
«Bolzano frontiera d’Europa». Non si tratta di un
semplice evento commemorativo poiché
sarà anche l’occasione per presentare la Carta di
Bolzano: ovvero un documento in cui si afferma il diritto
inalienabile alla libera circolazione
degli esseri umani.
Nel testo sono formulate proposte concrete
riguardanti la realizzazione di un sistema di
asilo europeo e di un piano di reinsediamento
con numeri superiori rispetto a quelli, pressoché
irrisori, previsti dall’agenda dell’Unione. Ma,
soprattutto, con una filosofia dell’asilo
e dell’accoglienza completamente diversa.
Si propone, inoltre, un piano di ammissione
umanitaria per evitare altri naufragi,
anticipando e avvicinando il momento della
richiesta di protezione internazionale
nei paesi di transito dei profughi. E ancora:
una nuova politica di ingresso regolare in Europa,
attualmente tutt’altro che garantito.
Oggi, gli ingressi regolari si rivelano totalmente
inadeguati rispetto agli imperativi della
demografia e dell’economia e alle richieste
del mercato del lavoro, oltre che alle ineludibili
esigenze di una emergenza umanitaria
destinata a riprodursi nel tempo. Infine, viene posto
all’ordine del giorno il superamento dell’attuale
Regolamento di Dublino.
Sono tutte proposte realizzabili sin da
ora, a cominciare dai trasferimenti verso
altri paesi europei, diversi da quello di ingresso, dove poter
realizzare il progetto di vita desiderato,
qualora vi fossero motivazioni familiari
o umanitarie.
A sostegno di questa iniziativa a Bolzano
interverranno i rappresentanti delle
istituzioni e dell’ associazionismo,
dalla portavoce dell’Unhcr, Carlotta Sami, al
sottosegretario per gli Affari Esteri,
Sandro Gozi, fino agli esponenti di Volontarius
e di Binario 1. E ascolteremo i suoni
e le voci di Paolo Fresu e Moni Ovadia, del coro di
Ardadioungo e di Paolo Rossi, di Maurizio
Maggiani e dei Tetes de Bois. Il problema vero, ora,
è quello di farsi sentire da un’Europa che — oltre
a rivelarsi troppo spesso afasica — appare
drammaticamente sorda.