Ci è pervenuto anche il commento del giornalista Amedeo Ricucci che ringraziamo.
Ringraziamo di cuore i giornalisti e gli esperti che ci stanno inviando il loro contributo, aiutandoci a capire.
La strage di Parigi rappresenta un salto di qualità nella strategia del terrore perseguita con accanimento dai fondamentalisti islamici di DAESH, il sedicente Califfato Islamico creato da Abu Bakr al Baghdadi. Finora, a portare la morte in Occidente era stati dei lupi solitari, che agivano individualmente o in piccoli gruppi. Due giorni fa, invece, a Parigi, è entrato in azione il branco. Un branco famelico e delirante, per il quale quest’attacco è stato solo “l’inizio della tempesta”. Di fronte a questa sfida – e nonostante il bilancio assai pesante della mattanza di Parigi – la Francia e con essa l’Europa non possono permettersi di reagire con la logica dell’occhio per occhio, dente per dente, perseguendo cioè la vendetta. Faremmo il gioco dell’ISIS, che vuole lo scontro di civiltà e che da questo scontro trarrebbe un’innegabile legittimazione. Allo stesso tempo, l’Europa non permettersi di derogare al suo sistema di valori: il restringimento delle libertà individuali e dei diritti civili in risposta alla minaccia terroristica – come già avvenuto negli USA dopo l’11 settembre – sarebbe un drammatico autogol, in grado di consegnare nelle mani dell’ISIS quelle fasce delle comunità musulmane che qui da noi sono ai margini della società, non integrate o sofferenti. Quello che dobbiamo fare è prosciugare il lago all’interno del quale nuotano i terroristi e si alimenta il fascino della guerra santa, del jihad. Se lo alimentiamo, invece, peggio ancora se lo trasformiamo in un mare – criminalizzando i musulmani – si rischia di grosso.