Nicole, 4 ori contro i pregiudizi
«Adoro la vita, mi piace vincere»
Il record ai Mondiali
per atleti down in Sudafrica: «Lo dedico a mia nonna»
di Elena Tebano
(dal Corriere
della sera.it)
Avvolta nel tricolore sul podio più alto dei Mondiali, in
Sudafrica, Nicole Orlando ha alzato gli occhi al cielo e ha iniziato
a piangere. Lacrime di gioia e commozione. «Stava pensando alla
nonna, che è morta l’anno scorso e avrebbe dovuto accompagnarla
nella trasferta africana», racconta la madre, Roberta Becchia. «Però
c’era il nonno, che ho convinto io a venire perché all’inizio
non voleva: sono molto fiera di lui» ribatte Nicole, 22 anni. Di
lei, che la settimana scorsa si è portata a casa 4 ori (100 metri,
salto in lungo, triathlon, con record del mondo, staffetta 4 per 100)
e un argento (nei 200) è orgoglioso il premier Matteo Renzi: ieri
l’ha ringraziata su Facebook per «aver reso onore all’Italia»
insieme agli altri atleti della Federazione Italiana Sport Disabilità
Intellettiva Relazionale, che in tutto hanno conquistato 27 titoli
nell’atletica leggera e 5 nel tennis tavolo. Nicole ha la sindrome
di Down e tra le sue vittorie c’è anche quella di abbattere un bel
po’ di pregiudizi. «Sono contenta: mi piace vincere le medaglie»
dice al telefono da Biella, dove vive, in una pausa tra l’allenamento
di nuoto e quello di atletica. Guarda al prossimo traguardo: «Mi
devo preparare alle Olimpiadi di luglio, a Firenze».
Nicole Orlando, 22 anni, si commuove sul podio dopo aver vinto la
sua prima medaglia d’oro ai Mondiali del Sudafrica. Nicole fa parte
della Nazionale degli atleti con disabilità intellettive o
relazionale (foto Mauro Ficerai)
E aggiunge con tutta la sincerità del mondo che sì, a
Bloemfontein in Sudafrica «mi aspettavo di vincere». «Io
l’avevo avvertita: guarda che ci sono le messicane che sono molto
forti, sarà dura — dice la madre Roberta —. Mi ha risposto di
non preoccuparmi. Lei è così, molto determinata: il suo allenatore
assicura che se tutti i suoi sportivi avessero la stessa
concentrazione, vincerebbero molto di più. Lo spirito agonistico non
le manca: suo fratello e sua sorella non le hanno mai fatto passare
niente e lei ha sempre cercato di competere». Lo sport l’ha bevuto
con il latte: il padre Giovanni ha giocato a calcio in serie C, la
madre a pallacanestro, sempre in serie C. Il resto lo ha fatto una
famiglia che si è rifiutata di guardare alla disabilità come alla
fine di tutto. «Ci avevano detto che i ragazzi Down hanno i
legamenti laschi e quindi sono lenti e pigri. Per stimolarla,
l’abbiamo portata in piscina che aveva appena un anno. Quando ha
iniziato a camminare è stata la volta della ginnastica artistica».
Nicole ha avuto un’allenatrice d’eccezione: Anna Miglietta, 71
anni, ex atleta e poi coach della nazionale di ritmica.
«Era stata la mia insegnante di educazione fisica: sapevo che
era molto severa e che le sue regole erano le stesse per tutti.
Se Nicole provava ad arrampicarsi sulla spalliera le correva dietro.
Ha imparato subito, e grazie ai suoi legamenti laschi era la più
brava a fare le spaccate» ricorda la madre. Nicole è entrata nel
gruppo dei normodotati: «Era il modo migliore per aiutarla a
maturare — racconta Miglietta —. Non facevo fatica a insegnarle:
aveva questa voglia enorme di riuscire, gli occhi grandi sempre
spalancati a cercare di capire tutto». E un’energia incontenibile
come la sua voglia di vivere: dalla ginnastica è passata al nuoto e
all’atletica. La settimana scorsa i Mondiali. «E adesso Nicole
parteciperà al musical che mettiamo in scena venerdì con i ragazzi
della palestra». È ispirato alla serie tv Glee. Nicole ha già
imparato a memoria le battute: «Perché mi dite così? Perché sono
diversa? In che senso diversa? — recita precisa al telefono —.
Non posso anche esser stupida, cicciona, prima donna o lesbica? O
devo essere sempre solo quella con la sindrome di Down?». Oggi,
intanto è una campionessa della Nazionale.