Diritti umani, il riassunto del 2015 e le promesse per il 2016 secondo Human Rights Watch
Il 26esimo report annuale della Ong internazionale. Il direttore esecutivo Kenneth Roth scrive nel suo pezzo introduttivo che la paura – di conflitti, di repressioni, dei rifugiati, di attacchi terroristici, di gruppi di opposizione al governo – è stato il movente principale delle situazioni critiche che si sono sviluppate nel corso dell’anno appena trascorso
di Flavia Carlorecchio (da Repubblica.it)
Il 26esimo report annuale di Human Rights Watch – Ong internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, con sede a New York e finanziata prevalentemente da George Soros con circa 100 milioni di dollari sui 128 milioni di capitale – mostra alcune minacce alla progressiva affermazione dei diritti umani nel mondo. Nel corso dell’anno appena trascorso infatti, in almeno 90 paesi del mondo le condizioni umanitarie sono peggiorate. Il direttore esecutivo Kenneth Roth, scrive nel suo pezzo introduttivo che la paura – di conflitti, di repressioni, dei rifugiati, di attacchi terroristici, di gruppi di opposizione al governo – è stato il movente principale delle situazioni critiche che si sono sviluppate nel corso del 2015. Queste situazioni di instabilità hanno portato ad una drastico peggioramento dei diritti umani dei molti rifugiati, spesso ufficializzato in leggi restrittive e legate alla sicurezza nazionale. Human Right Watch, nell’evidenziare situazioni critiche in diversi paesi del mondo, mostra anche quali saranno i principali terreni delle lotte umanitarie che intende intraprendere nel corso del 2016.
UGANDA – Tensione per le elezioni. Minacce per giornalisti e civili
Le elezioni presidenziali previste per metà febbraio rischiano di minare libertà basilari dei cittadini ugandesi, come quella della libera espressione e di associazione. Il documento “Keep the people uninformed: preelection threats to free expression and association in Uganda” riporta casi di minacce e di intimidazioni da parte del governo a danno di media e di esponenti della società civile, specialmente nei pressi della capitale Kampala. Il rapporto, basato su un campione di oltre 170 interviste condotte in diverse città del paese, osserva come gli sforzi siano mirati a limitare l’accesso alle informazioni sui candidati e a scoraggiare dibattiti e confronti sulle criticità del paese.
LIBANO – Nuove leggi sul permesso di soggiorno colpiscono i rifugiati siriani
A partire dal gennaio 2015, il Libano ha approvato leggi restrittive per il rinnovo del permesso di soggiorno. La misura ha colpito principalmente i rifugiati siriani. Sulla base di oltre 60 interviste a rifugiati e operatori umanitari, Human Rights Watch osserva come l’aumento del costo per il rinnovamento del permesso di soggiorno metta in una situazione difficile e rischiosa i rifugiati, molti dei quali non sono in grado di sostenere il costo dell’operazione. Lo stato di immigrati irregolari li espone all’arresto, alla detenzione e ad altri tipi di abusi, come il maltrattamento, lo sfruttamento sessuale e sul lavoro. In particolare, i bambini sono a rischio sia per la mancanza di regolare istruzione sia per la possibilità di rimanere irregolari per molto tempo. Le autorità libanesi sono chiamate a rivedere la riforma, a cancellare il sistema legato agli sponsor e le pesanti tasse di rinnovo, che mettono a rischio i rifugiati e la stabilità del paese.
ISRAELE – Occupazione S. p. A.
Aziende israeliane ed internazionali operano, commerciano, sostengono, sovvenzionano gli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Spesso le aziende si avvalgono di sussidi governativi, incentivi finanziari e concessioni, oltre che di manodopera palestinese a basso costo. Il report osserva come, tramite questi business, Israele violi le leggi umanitarie internazionali ed abusi dei diritti dei palestinesi, che sono parte integrante della “questione cisgiordana”. Si preme per fermare la collaborazione con gli insediamenti illegali e si richiama lo stato di Israele a rispettare i diritti umani dei palestinesi.
U. S. A. – I tribunali federali e le cause ai danni dei ceti poveri
Ogni anno, delle compagnie “compratrici di debiti” acquistano debiti di privati cittadini ad un prezzo molto basso, in quantità molto elevate. Le compagnie intentano poi delle cause contro centinaia di migliaia di persone in tutto il Paese. Queste cause sono affette da ogni tipo di errori e abusi e solitamente vedono contrapporsi intere squadre di avvocati a singoli cittadini quasi sempre poveri. Il report illustra l’alto numero di cause portate avanti con questo meccanismo fraudolento. Spesso i tribunali non richiedono prove; altre volte ostacolano il regolare svolgimento del processo. Questo genere di abusi ricade su famiglie poco abbienti che non sono in grado di sostenere finanziariamente ritardi e complicazioni.
MESSICO – I bambini rifugiati del centro America
La criminalità legata alle gang ha tormentato El Salvador, il Guatemala e l’Holduras per oltre un decennio, e la categoria più colpita è stata quella dei bambini. Molti sono rimasti uccisi, molti altri spinti ad abbracciare la criminalità, le giovani sottoposte a violenza sessuale. Per sfuggire a questo destino molti ragazzi e bambini si sono diretti in Messico, anche senza le loro famiglie. Tuttavia, una volta in Messico incontrano spesso difficoltà nel richiedere asilo: molti ufficiali dell’immigrazione li scoraggiano dal fare domanda perché potrebbero rimanere in detenzione per mesi. A quel punto, la maggior parte di loro accetta di tornare indietro, nonostante i pericoli che li aspettano.
TUNISIA – L’impatto delle leggi sulla droga sui consumatori occasionali
La legge Tunisina sul possesso ed il consumo di droga impone la pena minima di un anno di detenzione per il possesso o il consumo di qualunque droga illegale, inclusa la cannabis. Il governo si sta impegnando per far approvare una legge che preveda pene più leggere, così da ridurre gli abusi e la violazione di diritti umani causati dall’applicazione dell’attuale legge. Nel 2015 in Tunisia ci sono state 7.451 condanne per possesso o consumo di droga, 5.200 delle quali legate alla cannabis. I condannati per questo reato compongono il 28% della popolazione carceraria. Lo studio osserva come abusi d’ufficio siano frequenti nell’applicazione della legge. Ad esempio, maltrattamenti durante gli arresti o gli interrogatori, umiliazioni, perquisizioni senza mandato, trattenimento di minori in celle poco sicure o sovraffollate. Il report richiede al governo tunisino di modificare la legge relativa al consumo e possesso di droga e di sfavorire un approccio di tipo criminale per punire questi crimini.
MAROCCO – inefficienze del sistema sanitario
Molti dei 62.000 marocchini affetti da malattie in stato avanzato, irreversibili o terminali, sono soggetti a depressione, attacchi di panico, affanno e dolore. Questi sintomi sono normalmente combattuti tramite cure palliative, che permettono al paziente in fase terminale di trascorrere il resto della sua malattia nel modo più dignitoso possibile. Nonostante questo, in Marocco le cure palliative sono ancora poco diffuse e si trovano soltanto in istituti privati specializzati in oncologia. Il report denuncia la difficoltà di accesso a queste cure da parte di pazienti con malattie invalidanti, e in particolar modo la difficile reperibilità dei farmaci per il trattamento del dolore. Human Rights Watch preme affinché il Marocco implementi le leggi esistenti in materia di farmaci palliativi, e affinché il paese integri le cure palliative nel sistema sanitario nazionale. Un simile progresso farebbe del paese un pioniere della regione francofona dell’Africa, dove le cure palliative sono ancora estremamente limitate.
KENYA – difficoltà ad assistere le vittime di stupro
Oltre otto anni fa il Kenya ha fronteggiato un periodo di violenza in seguito alle elezioni. Le vittime di stupro e di altri crimini a sfondo sessuale continuano a soffrire ancora oggi di gravi traumi fisici e psicologici, oltre ad affrontare difficili situazioni economiche, inasprite dalla difficoltà del governo a fornire cure mediche adeguate, supporto psicologico e compensazione per i crimini subiti. Lo studio documenta gli impatti devastanti delle violenze a livello psicologico, fisico, sociale ed economico, e le difficoltà di accesso ad un sistema di supporto adeguato. Human Rights Watch preme affinché il governo realizzi un sistema di riparazioni commisurato ai danni subiti, in linea con gli standard internazionali; un servizio di riabilitazione medica gratuita per le vittime; infine, che si impegni a perseguire i colpevoli dei crimini.
SUDAN – attiviste per i diritti umani
Sono stati documentati abusi e repressioni ai danni di attiviste per diritti umani in Sudan, inclusi esponenti di spicco della società civile, giornaliste, avvocatesse e studentesse. Le attiviste operano in un clima repressivo e di discriminazione. Oltre alle restrizioni imposte su conferenze e assembramenti, sono soggette ad abusi, inclusa violenza sessuale, minacce, incarcerazione. Il report offre linee guida per proteggere l’incolumità delle attiviste e per creare un ambiente accogliente e rispettoso per il loro operato.