Nel viaggio della Memoria partiamo per il Libano
di Elias Marswanian (frate cristiano di origini armene e libanesi)
che l’Associazione per i Diritti umani ringrazia molto per questo suo contributo
Tutto è iniziato nel 1975 con un confronto tra un partito cristiano libanese e un partito palestinese e la situazione si complica nel 1978 quando in Libano entra Israele e quando inizia la guerra anni tra libanesi e palestinesi, poi tra libanesi e siriani, ma anche tra libanesi stessi, guerre che continuano fino agli anni ’90.
Oggi il Libano è l’unico Paese dove i cristiani e i musulmani convivono in maniera apparentemente pacifica, ma è anche vero che il Paese è diviso perchè non c’è unità tra i vari partiti politici cristiani e musulmani (che operano in zone diverse), ma questo destabilizza e favorisce il terrorismo.
I miei genitori sicuramente ricordano molto bene gli anni della guerra – alla fine della quale io avevo solo due anni – ma mi raccontavano, per esempio, quanto fosse pericoloso, all’epoca, uscire di casa perché si rischiava di essere uccisi a causa della religione che si professava.
La memoria delle persone non è stata cancellata, purtroppo: c’è tanto odio, quasi in ogni casa si trova un immagine di un defunto deceduto in quegli anni, le mamme sono ancora vestite di nero in segno di lutto.
Certo, non bisogna dimenticare il ruolo che hanno i Paesi vicini, perché purtroppo ogni partito libanese ne appoggia uno: Siria, Iran, Stati uniti, Arabia saudita e, come dicevo prima, questa influenza dall’esterno non aiuta a mantenere l’unità e crea falle aperte per gruppi violenti, con conseguenze negative per la popolazione e con il pericoolo costante anche per i profughi che fuggono – per l’Is o per i regimi – dai territori confinanti.
Il Libano rimane un mistero davvero, non so come possa essere ancora un Paese così forte, penso sia un miracolo.