America latina: i diritti negati. America Latina si scrive al femminile!
Prima parte
di Mayra Landaverde
Il continente americano è fatto di donne. Di donne coraggiosissime, intelligenti e molto amorevoli. Siamo così le donne latinoamericane, forti. Non abbiamo scelta. Il nostro territorio è pieno di maschilismo. Siamo maltrattate, umiliate, uccise. Tutti i giorni, da tempi immemorabili. Tante di noi, non abbiamo avuto la possibilità di studiare e di avere una carriera professionale di successo. Tante non sanno scrivere ne leggere. Tante moriranno a Cd. Juárez a Tijuana o Estado de México, dove si registrano le cifre più alte di femminicidi in Messico. Troppe moriranno di parto, si, di parto nel 2016, come l’indigena del Oaxaca che è morta dopo aver partorito sulle aiuole del ospedale dopo essere stata mandata a casa. Altre moriranno assassinate per aver “parlato troppo” come le giornaliste di Veracruz o la militante ecologista dell’Honduras Berta Cáceres. Altre sono morte durante le dittature militari in Argentina, Chile, Uruguay ecc. Altre sono ancora vive a cercare giustizia per le loro desaparecidas.
Nonostante tutto noi donne americane non perdiamo mai la voglia di vivere, di ballare, di sorridere di lavorare. Di cambiare il mondo.
Queste sono le donne che hanno cambiato il mio.
Mia madre, che ha avuto il coraggio di portarmi al mondo, anche se aveva soltanto diciannove anni. Si è laureata con me in braccio. Le sue colleghe mi raccontano che andava alla Facoltà con me, mi metteva sulla finestra e lei studiava, e io dormivo. Non si può dire che io non abbia frequentato l’Università!
La mia mamma non è una famosa scrittrice non è un’attrice né si dedica alla politica. E’ solo mia madre, ma è una donna incredibilmente forte. E’ riuscita a mantenere decorosamente due figlie da sola, mi ha sempre procurato una casa e del cibo. E tanto tanto amore. Sono donne come lei che inventano ogni giorno quest’America Latina che tanto mi manca nelle mie grigie giornate milanesi.
Mia nonna che con la sua cucina ha riempito le bocche di tutti quanti noi maschi e femmine. Che con i suoi racconti ho scoperto la passione di scrivere e inventarmi delle storie. Donna di una pazienza infinita, intraprendente, bella. Mia nonna mi ha sempre dato dei buoni consigli che in parte ho seguito e soprattutto mi ha sempre visto come la “salvezza” della famiglia.
Mia sorella che è e sarà sempre la mia più grande musa ispiratrice. Che è rimasta a vivere in Messico nonostante tutto, che fa la mamma di due bimbi straordinari, che fa la moglie, ma fa anche l’artista, che disegna, che recita. Che si rifiuta di trovare un lavoro che non le piaccia e fa quello che la rende veramente felice. Essere libera.
Sono tutte queste donne fantastiche che non solo non lasciano morire il nostro continente, ma lo fanno vivere.
Donne come Elena Poniatowska, la Princesa roja. Giornalista, scrittrice messicana. La chiamano così perché lei è veramente una principessa, viene dalla famiglia reale della Polonia. Ed è veramente comunista. I suoi genitori sono arrivati in Messico ma poi durante la Revoluciòn sono scappati in Francia poiché grandi sostenitori del dittatore Porfirio Dìaz. Non mi sono mai spiegata come sia stata sempre una donna de izquierdas venendo da una famiglia così. Scherzi della vita. D’altra parte nemmeno io vengo da una famiglia di sinistra. Mio papà mi buttava nella spazzatura tutti i miei libri de rojillos , cioè tutti i libri di Marx o del Che Guevara…
La Poniatowska è un bell’esempio di queste poche ma importantissime donne femministe del mio paese.
Las Patronas sono delle tipiche donne messicane. Forti, determinate e fanno da mangiare. Loro, come ho scritto diverse volte su questa rubrica, danno da mangiare ai migranti centroamericani che viaggiano sulla Bestia. Tutto volontariamente. Hanno ricevuto nel 2013 il Premio Nacional de Derechos Humanos in Messico. Non solo hanno cambiato il mio di mondo, ma il mondo di migliaia di centroamericani che passano da Veracruz nel loro viaggio verso gli Stati Uniti.
Potrei scrivere per giorni sulle donne scrittrici latine ma ora mi viene subito in mente Gioconda Belli. La donna abitata è uno dei libri più belli che abbia mai letto. E’ un libro davvero femminile pieno di amore di sesso e di politica. Meglio di così…
Gioconda Belli è una giornalista, poetessa nicaraguense. E anche se non ho la fortuna di conoscerla, da donne americane ci capiamo benissimo:
«Due cose che non ho deciso io hanno determinato la mia vita: il paese in cui sono nata e il sesso col quale sono venuta al mondo […] Non sono stata ribelle fin da piccola. Al contrario. Niente faceva presagire ai miei genitori che la creatura ammodo, dolce e garbata, delle mie fotografie infantili si sarebbe trasformata nella donna rivoluzionaria che tolse loro il sonno.[…] Sono stata due donne e ho vissuto due vite. Una delle due donne voleva far tutto secondo i canoni classici della femminilità: sposarsi, fare figli, nutrirli, essere docile e compiacente. L’altra aspirava ai privilegi maschili: sentirsi indipendente, essere considerata per se stessa, avere una vita pubblica, la possibilità di muoversi, amanti. Ho consumato gran parte della vita alla ricerca di un equilibrio tra queste due donne, per unirne le forze, per non essere dilaniata dalle loro battaglie a morsi e graffi. Penso di avere ottenuto, alla fine che entrambe le donne coesistessero sotto la stessa pelle. Senza rinunciare a sentirmi donna, credo di essere riuscita a essere anche uomo.»