Desaparecidos … i passeggeri dell’ultimo volo
… a 40anni dall’inizio dal golpe argentino …
di Giulia De Baudi (da www.igiornielenotti.it)
Il volo. Le confessioni di un carnefice della dittatura argentina
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«La storia è un incubo dal quale sto cercando di svegliarmi». Con questa frase, presa da Ulysses di James Joyce, Horacio Verbitsky, apre il suo libro, Il volo – rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos.
Verbitsky è il più famoso giornalista argentino: oltre ad essere uno dei quattro vincitori del premio per la Libertà di Stampa CPJ, in seguito al suo lavoro di reportistica sui fatti della dittatura e per la sua difesa della libertà di stampa, egli è stato insignito di moltissimi premi e riconoscimenti tra cui quello della Commission Nationale Consultative des Droits de l’Homme.
La frase di Joyce, che campeggia nelle pagine di apertura, è quanto ci può essere di più appropriato per evocare ciò che viene raccontato in questo prezioso documento storico. Il lavoro di Verbitsky è la confessione, registrata nel 1995 durante una serie di interviste, di Adolfo Francisco Scilingo. Il capitano di corvetta Scilingo era un ex membro dell’apparato repressivo creato dalla dittatura che ha governato in Argentina dal 1976 al 1983.
«Sono stato all’ESMA, le voglio parlare – disse abbordandomi in metropolitana» così inizia la confessione di Scilingo a Verbitsky, confessione che non solo riaprirà i processi contro centinaia di carnefici colpevoli di aver torturato e assassinato migliaia di individui di tutte le nazionalità, ma aprirà una crisi politica e istituzionale, risoltasi completamente solo nel 2003 con il governo di Néstor Kirchner.
In questo libro, che è molto di più di una semplice intervista, si svolge la confessione di quest’uomo, psichicamente instabile per sua stessa affermazione, ma lucido e determinato tanto da sapere perfettamente che il linguaggio può gravare sulla percezione della realtà snaturandone il senso. Egli sa che dicendo: ”arrestare, interrogare, eliminare il nemico” al posto di “sequestrare, torturare, assassinare”, l’immagine che ne scaturisce altera completamente il senso dei fatti accaduti e quindi la verità storica. Lo sa e lo dice … e si apre l’orrore.
Scilingo spiega ossessivamente, che non era solo lui o una piccola parte della Marina a sporcarsi di questi delitti ma tutti che a turno partecipavano a questo sterminio di massa; la logica terrificante era: tutti colpevoli, nessun colpevole. E questo a tutti i livelli, soldati, caporali, medici militari, aviatori e … cappellani militari cattolici. (leggi qui) Questi ultimi poi erano sempre presenti perché avevano il compito di ricordare ai soldati angosciati il precetto biblico che parla di ‘separare l’erba cattiva dal grano’.
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Scilingo: «Il giorno dopo non mi sentivo bene e sono andato a parlare con il cappellano della scuola che mi ha fornito una spiegazione cristiana della cosa.»
Verbitsky: «Qual è stata la spiegazione cristiana? »
Scilingo: «Non mi ricordo molto bene, però mi diceva che era una morte cristiana perché non soffrivano. Diceva che dovevano essere eliminati, che la guerra era la guerra, che persino nella Bibbia era prevista l’eliminazione dell’erba cattiva dai campi di grano. Un po’ mi ha sostenuto».
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D’altronde, come confessa in un altro capitolo, quando il capitano Luis María Mendía gli ordinò di effettuare il primo ’volo’, gli spiegò che : «Aveva chiesto il parere alle autorità ecclesiastiche, non so a che livello gerarchico, per far sì che si trattasse di una forma cristiana e poco violenta». E così i prigionieri dopo essere stati torturati, venivano fatti sparire … ‘cristianamente’.
Il capitano Scilingo forse non sapeva esattamente “a che livello gerarchico” la Chiesa cattolica fosse complice di questi atroci delitti. Ce lo racconta questo grande e coraggioso giornalista argentino: Il 23 marzo 1976, il giorno precedente al colpo di stato «i comandati in capo dell’Esercito, della Marina e dell’Aviazione fanno visita a Monsignor Tortolo nella sede vescovile. (…) in una riunione dell’Episcopato, Tortolo difende la tortura con argomenti teologici».
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Nel 1979 l’OSA l’Organizzazione degli Stati Americani dei diritti umani visita l’Argentina. Centinaia di prigionieri vengono nascosti con la complicità della Curia in un campo di concentramento allestito su un terreno di proprietà ecclesiastica del cardinale Aramburu. Quando la commissione americana lascia l’Argentina i prigionieri sopravvissuti tornano all’ESMA.
Non ci si deve dimenticare che i Montoneros, che facevano guerriglia urbana e che combattevano contro la giunta militare, provenivano dall’Azione cattolica, ed erano ideologicamente ispirati dalla Teologia della Liberazione, che subì grave perdite umane da parte dei golpisti i quali, ovviamente trafficavano con l’Opus Dei. In questo scontro mortale, che vedeva da una parte il capitale americano, i latifondisti e la Chiesa cattolica, e dall’altra, i ceti medi, i poveri e la Teologia della Liberazione, i potenti naturalmente prevalsero massacrando senza pietà tutti coloro che si opponevano al capitale legittimato e consacrato dall’Opus Dei.
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Scilingo racconta, di come i prigionieri politici divenivano “desaparecidos”, vale a dire di come i militari dell’ESMA – Escuola de Mecanica del la Marina militar Argentina – li facevano “sparire” gettandoli nell’Oceano. Il capitano racconta di come i ‘sovversivi’ venivano prelevati dai luoghi di tortura, facendo loro credere che si trattava di un trasferimento in un altro carcere; racconta di come poi venivano drogati dai medici una prima volta, fatti salire sugli aerei, drogati una seconda volta dai medici che dopo la seconda iniezione andavano nella cabina di pilotaggio per “non tradire il giuramento di Ippocrate; Racconta di come venivano spogliati, accatastati, come bestie da macello, nella parte posteriore della carlinga per poi essere gettati ad uno ad uno nel vuoto.
«L’Opus Dei accetta, a differenza di altri, di fare il ‘lavoro sporco’ in Sudamerica. Si tratta di smantellare la Teologia della Liberazione e tornare all’antico. Ciò avviene senza mediazioni. La chiesa romana deve gestire la vergogna degli appoggi vaticani ai dittatori sanguinari in Cile e Argentina, di un nunzio apostolico Pio Laghi, che giocava a tennis con il comandante della Marina ammiraglio Massera – lo racconta Italo Moretti nel suo In Sudamerica, Sperling&Kupfer, 2000, pp. 256, 12,39. – dell’amicizia tra il cardinal Sodano e lo stesso Pinochet. Eppure La Chiesa di Roma sembra preoccuparsi di più dei preti del popolo, quelli della Teologia della Liberazione, i quali vengono sostituiti, con uomini dell’Opus Dei. Il più clamoroso è il caso Femando Sáenz Lacalle, che diventa arcivescovo di San Salvador, dopo che Oscar Romero viene assassinato».
Inoltre Pio Laghi, Nunzio apostolico in argentina dal 1974 al 1981, era il consigliere del Comandante della Marina Armando Lambruschini condannato nell’ottantacinque per privazione illegittima della libertà e torture. Solo nel 1996 alcuni vescovi, Justo Laguna, Carlos Galan, Domingo Castagna, e Jorge Casaretto, chiesero perdono per i loro silenzi ma ammisero solamente che «la Chiesa non fece abbastanza». Naturalmente di tutto questo in Italia non si è mai parlato, e si continua a non parlarne anche se già dal ’76 si sapeva di questi orrori patrocinati dalla Chiesa cattolica.
Questo ed molto altro ancora è racchiuso ne Il volo, di Horacio Verbitsky che, come scrive Gabriel R. Carvallo nel prologo: «è un’opera ineludibile per comprendere una dei periodi storici più complessi e sanguinosi del nostro tempo».