Fondamentalismo, Radicalismo, Jihadismo, Terrorismo: sinonimi di Islam?
Care amiche e cari amici,
con grande piacere e sperando di farvi cosa gradita, da oggi vi annunciamo una nuova rubrica: VenerdIslam, curata da Monica Macchi, esperta di mondo e cultura arabi.
Ecco, per voi, il primo articolo!
Fondamentalismo, Radicalismo, Jihadismo, Terrorismo: sinonimi di Islam?
di Monica Macchi
In vista dell’incontro del 28 aprile dove verrà discusso il saggio “Oltre la democrazia. Temi e problemi del pensiero politico islamico” col prof Massimo Campanini presentiamo quattro interventi sugli Islam (al plurale perché non è un termine né monolitico né compatto)
Fondamentalismo, Radicalismo, Jihadismo, Terrorismo: sinonimi di Islam?
Assolutamente no!
Il termine Fondamentalismo in realtà è sterile perché è un fenomeno globale verificatosi in tutte le religioni come reazione ai problemi della modernità: una deriva verso una società utopica governata dalla legge di Dio caratterizzata dalla delusione e dal disincanto per l’esperimento moderno e ispirata ad una “età dell’oro” precedente. E’ stato introdotto nel dibattito pubblico nel 1925 col processo Scopes in cui i fondamentalisti cristiani negli Usa hanno cercato di impedire che la teoria evoluzionista venisse insegnata nelle scuole pubbliche.
Il termine radicalismo non può essere applicato tout court all’Islam visto che molte correnti sono quietiste dal punto di vista politico e sostengono il “tablighi” solo predicazione e lettura dei testi sacri senza “sporcarsi” le mani con la politica
Jihadismo Il termine Jihad ha diverse sfumature semantiche ma la radice trilittera g-h-d significa “impegno in un’azione lodevole”. Si distingue in “grande jihad” inteso come lotta spirituale verso se stessi e le proprie inclinazioni malvagie cioè come combattimento etico; e in “piccolo jihad” inteso come lotta in nome della religione che a sua volta si declina in combattimento militare per difendere la fede (fard al kifaya, cioè obbligo collettivo) e per propagandare la fede (fard al-a’yn, cioè obbligo individuale). Per quanto riguarda la definizione restrittiva più strumentalizzata e mal conosciuta, cioè la “guerra santa” bisognerebbe parlare piuttosto di “guerra giusta” un tema di diritto canonico presente anche nel pensiero cristiano occidentale (es S. Agostino nel De Civitate Dei liceità della guerra giusta “per raddrizzare i torti”)
Terrorismo A parte sterili e pericolosi stereotipi che identificano arabi-musulmani-terroristi come fossero sinonimi, è impossibile identificare le caratteristiche del terrorista perché non soggetto a categorizzazioni universalizzanti ed oggettive; in caso contrario si ritornerebbe alla categoria di “nemico oggettivo” teorizzata nei regimi totalitari. Comunque partendo dalla celeberrima definizione di Raymond Aron[1] “è detta terroristica un’azione violenta i cui effetti psicologici sono sproporzionati ai risultati puramente fisici” sicuramente la caratteristica più eclatante e di maggior impatto psicologico del terrorismo contemporaneo è rappresentata dagli attacchi suicidi. L’attentato suicida non è e non è stato “solo” un fenomeno religioso in quanto è utilizzato da molte organizzazioni secolari, tra cui il curdo PKK e le Tigri Tamil marxiste.
E allora? Gli analisti più attenti propongono Islam (con maiuscola) come civiltà, islam (con minuscola) come religione, e “Islamismo politico”, per indicare questa nuova forma di politicizzazione che nasce dalla Naksa del 1967 e dalle sconfitte del socialismo panarabo nazionalista e che si pone al di fuori dell’Islam/islam. Islam/islam, che dopo la caduta del comunismo è diventato l’incarnazione delle paure dell’ Occidente a sua volta investito da crisi politico istituzionali ed economiche caratterizzate da esplosione demografica, crescente sperequazione tra ricchi e poveri con polarizzazione del reddito, emarginazione dei giovani, e un neocolonialismo che fa diventare l’ “usba mu’mina”, (il gruppo eletto di credenti) l’avanguardia contro i simboli dell’ignoranza e dell’ingiustizia.
[1] Cfr. R. ARON, Paix et Guerre entre les Nations, Paris 1962; trad. it. Pace e guerra tra le nazioni, Milano 1970, p. 209.