“Stay human: Africa!”: Nessuna pace per il Sud Sudan
di Veronica Tedeschi
Alla fine dello scorso anno l’Unione Africana ha pubblicato un rapporto che accusa le due fazioni coinvolte nel conflitto in Sud Sudan di avere commesso atrocità contro i civili. Secondo tale rapporto, le forze del presidente Salva Kiir e i ribelli legati all’ex vicepresidente Riek Machar, hanno commesso omicidi di massa, stupri e altri atti brutali.
La maggior parte di tali atti è stata fatta ai danni di innocenti civili; sono stati attaccati luoghi di culto e ospedali. L’assistenza umanitaria è stata impedita.
La lotta pluriennale per l’autodeterminazione del Sud Sudan, compiutasi nel 2011, aveva lo scopo di riportare democrazia e unità all’interno dello Stato ma i problemi che invadono la capitale Khartoum e tutto il paese continuano a persistere.
In un’intervista pubblicata dal giornale Nigrizia ad Anna Maria Gentili, docente di Storia e istituzioni dei Paesi afro-asiatici alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna – tra le maggiori studiose italiane di problemi legati alla storia e allo sviluppo politico e istituzionale dei Paesi africani- vengono sottolineati i problemi di questa civiltà, che sono legati a più aspetti:
“…Il problema principale da risolvere è quello dei rapporti con Khartoum, anche se non è negabile il rilievo di altre questioni, come quella della ripartizione dell’acqua del Nilo… Ancora più rilevante è la questione dei diritti del cittadino. Di certo va impedito che si ripeta quanto accaduto all’epoca dell’indipendenza dell’Eritrea, accompagnata da vere e proprie deportazioni di migliaia di eritrei nati in Etiopia…”
È necessario ricordare le pressioni internazionali per convincere le due parti a trovare una soluzione pacifica. Europa e USA hanno, infatti, emesso provvedimenti sanzionatori nei confronti di leader militari, come Peter Gadet – per l’esercito ribelle – e Santino Deng Wol – per l’esercito governativo. Neanche questo è servito a placare le rivolte e le guerriglie che, come conseguenza diretta stanno provocando carestia in tutto il Paese.
I conflitti, infatti, impediscono il normale svolgersi delle attività agricole, disordinano i mercati e costringono milioni di persone ad abbandonare le proprie case. Negli ultimi mesi molti sfollati hanno trovato rifugio in zone irraggiungibili per la mancanza di vie di comunicazione e per la loro impraticabilità, questo peggiora il lavoro delle organizzazioni impegnate nel soccorso dei civili e nelle operazioni di lancio di derrate alimentari.
La situazione è critica e rimarrà tale fino a quando l’intera comunità internazionale non agirà seriamente a favore della popolazione civile, imponendo sanzioni e trovando un compromesso tra le fazioni.
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