La Lectio Magistralis dello scrittore Abraham Yehoshua intitolata “Dalle donne ebree alle donne d’Israele”
di Veronica Tedeschi
La Lectio Magistralis dello scrittore Abraham Yehoshua intitolata “Dalle donne ebree alle donne d’Israele” ha aperto l’ultimo evento del quarto giorno del Festival dei diritti umani.
Il suo intervento si è concentrato sul ruolo delle donne ebraiche all’interno della società, partendo da alcune problematiche per arrivare alle attuali “donne d’Israele”. Ci sono stati tanti cambiamenti in questo senso, già a partire dal 1800, ma le due criticità principali che riguardano la figura della donna nella società ebraica sono da subito state evidenti nei suoi studi:
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La discriminazione. Facendo un breve paragone tra la società cristiana e quella ebraica si notano subito alcune differenze in questo senso: le donne ebree non possono entrare nelle sinagoghe senza un uomo e a loro non è consentito diventare “capi religiosi”.
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La formazione. Le donne non possono studiare nelle scuole religiose, possono farlo solo in casa per conto loro. Lo studio è fondamentale nella religione ebraica, chi non studia viene isolato dalla famiglia.
Un ruolo rilevante, invece, le donne lo hanno da sempre avuto all’interno della famiglia, dove “riscattano” la mancanza di poteri che avvolge la loro vita all’interno della società. Nonostante questo, le donne ebree non hanno mai smesso di lottare per il pieno ottenimento dei loro diritti; oggi, infatti, la situazione è cambiata radicalmente: ora le donne sono giudici, investigatori e avvocati. Alcune donne sono diventate direttrici di banche famose e la loro lotta per la completa uguaglianza è sempre accesa. L’unico settore in cui le donne non sono pienamente inserite è la politica perché quest’ultima viene gestita dalle autorità militari ed è quindi composta esclusivamente da uomini.
Maryan Ismail, antropologa italo-somala risponde alla presentazione di Yehoshua, partendo dalle sue origini somale e dai cambiamenti delle donne musulmane negli anni.
“Le prime donne musulmane erano molto emancipate, guidavano le preghiere, accompagnavano gli uomini a combattere; erano donne che avevano accesso allo studio coranico ed erano sapienti. Per un periodo nell’Islam sembrava che la donna si stesse emancipando ma con la morte del profeta e la scissione tra sciiti e sunniti, nel mondo sunnita la donna iniziò a perdere importanza piano piano”
Per la lotta all’emancipazione degli Stati arabi colonizzati, le donne scesero in strada insieme agli uomini elevando in questo modo il proprio status. Finito il periodo coloniale, le donne iniziarono, quindi, ad avere un ruolo all’interno della società diventando cittadine. Si abbandona la cultura della poligamia, si riforma il diritto di famiglia e diventa possibile intervenire nel testamento dei genitori nei confronti di figli e figlie: viene, in questo senso, introdotta la possibilità di scegliere la divisione del lascito (non più ceduto per la maggior parte ai figli maschi).
L’ultimo intervento è tenuto da Barbara Stefanelli, vice direttore del Corriere della Sera, che parte con raccontare due tra le riflessioni che fanno maggiormente discutere oggi:
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In Italia siamo convinti che l’emancipazione femminile ha galoppato negli ultimi anni ma ci sono tre leggi a smentirci, che hanno segnato il percorso dei diritti delle donne nel nostro paese e che oggi si trovano sotto stress. La prima è la Legge 194/1978 (Legge che norma l’aborto): in questo momento in Italia l’accesso all’interruzione della gravidanza è compromesso dai giudici obiettori che in molte Regioni hanno raggiunto il 90% dei medici presenti. La seconda legge è quella che riguarda la fecondazione assistita e, infine, il 12 maggio sarà approvata la legge sulle unioni civili che ha rischiato di bloccarsi per un dibattito che riguarda, appunto, la maternità.
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L’Europa è passata attraverso una forte discussione sui fatti di Colonia: centinaia di donne sono state aggredite da alcuni migranti. Questa notizia ha immediatamente visto la strumentalizzazione dei fatti di San Silvestro che si è riversata sulla questione e problematica del multiculturalismo. In questo senso, deve essere messo in discussione il multiculturalismo superficiale ma è necessario stabilire che tute queste culture sono ben accette, a patto che rispettino i diritti individuali delle persone: i diritti delle persone vengono prima di quelli delle comunità di appartenenza.
La discussione prosegue tra interventi e domande del pubblico alle quali gli ospiti della serata hanno risposto, incuriosendo il pubblico su un tema tanto delicato.