America latina, i diritti negati: La festa di tutte le mamme
di Mayra Landaverde
Adesso penso a tante mamme diverse quando è la “Festa della mamma”. Quando ero piccola, pensavo solo a due donne: a mia madre e a mia nonna; facevo i lavoretti a scuola e glieli portavo orgogliosa e loro erano contente. Poi sono cresciuta e ho cominciato a scoprire tante altre mamme. Alcune sole, altre sposate, altre che mamme non volevano essere, altre che cercavano disperatamente di esserlo, mamme che cercano i figli nel Mediterraneo, in Messico, madri che trovano i loro poveri resti, altre che non trovano niente.
Penso adesso alla mia che ha una figlia in Italia e che non vede da cinque anni.
Penso a mia sorella che è diventata mamma piccolissima per ben due volte. Penso alle sue telefonate da oltreoceano in cui,depressa, mi raccontava i primissimi anni della sua maternità. Perché ognuna ha e vive una maternità diversa.
Mia sorella è rimasta incinta che aveva 18 anni appena compiuti, il secondo figlio è nato che ne aveva 19. E’ rimasta a vivere nella nostra piccola città nel centro del Paese a fare quello che le piace, perchè è artista. Con suo marito, fotografo, riescono a mala pena a mantenere la famiglia e spesso non riescono proprio. Ma, grazie alla maternità, è felice: è bella, intelligente, rilassata. Ha due bambini splendidi. Non ho mai capito come fa.
Io, invece ho avuto mio figlio a 28 anni, avevo un lavoro e un marito.
Avevo tutto. Mio figlio è nato in un ospedale moderno. E’ stato un parto veloce, naturale e senza alcuna complicazione.
Qualche mese dopo che ero diventata mamma, una mia cugina in Messico ha partorito anche lei. Nel corridoio di un ospedale vecchio e senza aiuto.
Per lei era il secondo figlio, aveva capito benissimo di aver cominciato il travaglio quindi è andata in ospedale dove, dopo una lunghissima attesa, le hanno detto di non lamentarsi più e stare lì seduta e aspettare. Il travaglio è una di quelle cose che non possono “aspettare”. Così ha semplicemente partorito su una sedia. Il bambino ha avuto delle complicazioni e anche lei.
Qualche anno fa ad Oaxaca, una delle regioni più povere del Messico, una ragazzina ha partorito nelle aiuole dell’ospedale perchè era le avevano detto di tornare a casa in quanto non c’era spazio disponibile. Bisognerebbe spiegare che la ragazzina era indigena, probabilmente mixteca e le donne come lei sono sempre discriminate in tutto. Donna, indigena e adolescente incinta: insomma, tutte le sfighe del mondo.
In Messico si muore di parto, nelle città ma soprattutto in montagna, nella sierra dove quasi mai c’è un vero e proprio ospedale.
Più di 400 mila donne minori di 20 anni diventano madri. La maggior parte come conseguenza di violenze sessuali, incesto o matrimoni forzati.
Sebbene le cifre del governo non lo registrino, l’organizzazione internazionale Save the Children ha riferito che il gruppo più giovane delle donne incinte ogni anno in Messico, tra i 10 e 14 anni, è vittima di abusi sessuali.
Nella relazione “Stato delle madri in Messico: la gravidanza e la maternità nell’adolescenza”, l’associazione civile sottolinea che solo nei primi due anni di questa amministrazione (2013-2014) 394 bambine di 10 anni hanno partorito.
“Ciò è particolarmente grave perché, anche se non ci sono dati conclusivi sul tema, si può assumere che, nella maggior parte dei casi, queste gravidanze sono il risultato di violenza. Non ci sono dati più precisi, perché le fonti statistiche non lo mostrano né il ministero dell’Interno né le banche dati sulla mortalità come l’Istituto Nazionale di Statistica e Geografia (INEGI) hanno registrato episodi di violenza sessuale contro le popolazioni dai 10 ai 12 anni ” scrivono nel rapporto.
Noi mamme che abbiamo scelto di esserlo in piena libertà dovremmo festeggiare le altre che sono parte di queste assurde cifre. Festeggiamo questa giornata proteggendo le nostre bambine, perché possano esserlo finchè lo vorranno e perchè, quando decideranno di fare un figlio, che lo possano fare in un luogo accogliente e sicuro.