Bambini adultizzati: dove sono i diritti dei minori?
“Bambini adultizzati”: così il Procuratore capo che sta indagando sulla morte della piccola Fortuna, ha definito lei e le bimbe del Parco Verde, quel condominio di Caivano, in provincia di Napoli, dove i più piccoli vengono abusati e gettati dai balconi.
Fortuna: a pensarci… il suo nome e quei codini che incorniciavano il suo viso sorridente così come gli occhioni scuri dell’altro bimbo…
Ci dispiace usare termini forti, ma forti non solo le parole, ma i fatti: terribili e vergognosi, poco degni di chi fa parte del genere umano. Un “uomo” abusava dei minori (e chissà quanti altri oltre a lui) e una “donna” copriva quelle azioni.
Ma come può, soprattutto una donna, una madre, accettare la violenza sui propri figli e su quelli delle altre? Come può una donna, una madre rinunciare alla vita della propria prole?
Il contesto è difficile, disperato: la miseria economica o culturale, però, non può spiegare o giustificare la miseria morale. Si continua ad essere umani se permangono i valori positivi, se il più grande protegge il più piccolo, se il rispetto batte le prevaricazioni. L’istinto, solo l’istinto peggiore che collude con l’illegalità, genera bestie. E bestie feroci, accecate dai propri impulsi più bassi, sono quegli adulti che a Caivano – come in altri luoghi in Italia o all’estero – non hanno voluto prendersi cura dei più giovani, dei più indifesi. Hanno sottratto loro la gioia e l’ingenuità dell’infanzia, hanno violato i loro corpi e la loro anima, hanno strappato la vita e la fiducia nel prossimo. O, almeno, hanno tentato di farlo perchè, per fortuna, due bambine hanno trovato il coraggio (grazie agli operatori delle comunità in cui sono state portate) di dire BASTA.
Quelle creature hanno squarciato il muro dell’omertà, della paura e del ricatto; hanno guardato in faccia i mostri, donne e uomini, giovani e anziani; hanno chiesto che venga affermato e tutelato il loro diritto ad un futuro pulito e sereno. Le loro voci – prima sussurrate, poi sempre più chiare e ferme – devono tornare a diventare le nostre voci e noi adulti dobbiamo imparare da loro per tornare a considerarci persone.