Roma: sgombero forzato dei Rom
Lo sgombero forzato, realizzato attraverso un consistente dispiegamento di forze dell’ordine – 15 pattuglie della Polizia municipale, tre dei Carabinieri e forze antisommossa – rappresenta l’ennesima violazione del diritto internazionale e dei diritti umani da parte delle autorità locali che, ancora una volta, lascia sulla strada famiglie intere, senza fornire loro alcuna soluzione alternativa adeguata e aumentando irrimediabilmente la loro condizione di vulnerabilità.
Lo sgombero forzato è stato realizzato in evidente violazione degli obblighi internazionali dello Stato italiano, in particolare in materia di diritto a un alloggio adeguato, e non ha rispettato nessuna delle garanzie procedurali in materia di sgomberi previste dal Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite. L’operazione non è stata infatti accompagnata da una notifica formale scritta alle famiglie né da un congruo preavviso e da una genuina consultazione con le stesse. L’unica soluzione alternativa fornita è stata il ricollocamento di appena 11 tra donne e bambini in strutture di accoglienza, con il conseguente smembramento del nucleo familiare e uomini lasciati in strada: soluzione ovviamente non accettabile da parte delle persone coinvolte.
Circa cento bambini che vivevano nell’insediamento informale frequentano regolarmente la scuola e prendono parte a progetti paralleli educativi e formativi volti a favorire la loro inclusione sociale. Tra le conseguenze drammatiche dello sgombero forzato vi sarà dunque, inevitabilmente, l’interruzione del percorso scolastico dei minori.
Anche i compagni di classe e gli insegnanti dei bambini si sono mobilitati in supporto dei bambini e delle famiglie rom, preparando delle letterine da consegnare al prefetto della Capitale.
Nel corso dello sgombero forzato, operatori di Associazione 21 luglio, presenti sul posto per verificare l’evolversi della situazione, sono stati allontanati dall’insediamento dalle forze dell’ordine. Da segnalare anche la presenza sul posto di un presidio di militanti pro-sgombero appartenenti a Casa Pound. Alle operazioni di sgombero hanno assistito anche rappresentanti delle autorità rumene in Italia.
«Queste persone sono senza cuore. La mia preoccupazione in questo momento è che mia figlia ha solo cinque mesi e sono due giorni che non lavoro», ha raccontato una donna durante le operazioni di sgombero, mentre un bambino che assisteva sbalordito alle operazioni delle forze dell’ordine ha detto: «Io sono solo un bambino e basta». Durante lo sgombero, in segno di resistenza, le famiglie hanno tentato di rientrare nelle loro case al grido di “Siamo cittadini romani!”.
«Con lo sgombero forzato di questa mattina, le autorità locali si sono dimostrate incapaci di affrontare le problematiche di carattere sociale della città, se non attraverso la reiterazione di un approccio basato sull’emergenza e sulla sicurezza– è il commento di Associazione 21 luglio -. Si è così bruscamente interrotta, senza alcun dialogo con le famiglie, con la scuola e con le associazioni, una esperienza positiva di inclusione sociale e scolastica, condannando centinaia di persone rom a una vita di vulnerabilità e pregiudizi nei loro confronti. Oggi trattati come capro espiatorio per guadagnare consenso in vista delle imminenti elezioni amministrative, è quanto mai urgente che il prossimo sindaco della Capitale affronti la cosiddetta “questione dei rom” da una prospettiva sociale e non più etnica, mettendo finalmente una pietra sopra alle vergognose violazioni dei diritti umani che si continuano a mettere in atto nella Capitale».