Il parlamento Ue e la situazione in Turchia
Barbara Spinelli: «Chiedo alla Commissione e alle istituzioni UE di guardare in faccia quello che sta realmente accadendo in Turchia».
Strasburgo, 12 maggio 2016
Il Servizio Giuridico del Parlamento europeo ha presentato alla Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE) – che si è riunita a Strasburgo il 9 maggio in sessione straordinaria – una relazione sugli Aspetti giuridici della “dichiarazione” UE-Turchia del 18 marzo 2016. In questa occasione, Barbara Spinelli ha chiesto al rappresentante del Servizio giuridico «se, nel redigere il proprio parere, siano state valutate e comparate le molteplici opinioni critiche riguardanti la legalità dell’accordo in questione e se, al contempo, quest’ultimo sia stato analizzato tenendo anche conto degli accordi di riammissione stipulati in precedenza tra Grecia e Turchia, che erano autentici trattati. Chiedo inoltre», ha continuato l’eurodeputata del GUE/NGL, «se siano state valutate le conseguenze legali della sua successiva implementazione».
«Le parti dell’accordo che più sono contestate dagli esperti del settore – e mi riferisco a giuristi di prestigio e ad associazioni quali Amnesty International e l’UNHCR – vengono descritte dal vostro servizio legale solo come atti politici o semplici “dichiarazioni di carattere politico”. Mi riferisco in particolare al paragrafo 1 della “dichiarazione” UE-Turchia del 18 marzo scorso, nel quale si raccomanda, in sostanza, una deportazione di massa dei rifugiati verso Turchia, e lo si fa nei seguenti termini: “Tutti i nuovi migranti irregolari che, a partire dal 20 marzo 2016, giungeranno nelle isole greche attraversando la Turchia saranno rimpatriati in Turchia” (All new irregular migrants crossing from Turkey into Greek islands as from 20 March 2016 will be returned to Turkey). Il vostro servizio legale afferma che ciò non avrà effetto sul diritto europeo e sulle direttive precedenti della Commissione concernenti la protezione internazionale. Come potete dire una cosa del genere? A tutti gli effetti, l’inciso delinea chiaramente la possibilità di refoulement collettivo».
Barbara Spinelli si è poi soffermata sulla forma dell’accordo UE-Turchia: «Un accordo definito dapprima come deal, poi come agreement e infine come statement, quindi come mera dichiarazione, cioè come parola detta al vento. No, l’intesa che avete raggiunto non è uno statement. Quando si stipula un accordo che implica impegni reciproci, anche di natura finanziaria, siamo di fronte ad un vero e proprio trattato internazionale. Questo non sono io ad affermarlo, ma esperti di diritto europeo e diritto internazionale».
«Il fatto», ha concluso, «è che un trattato internazionale presuppone, per sua stessa natura e sulla base dei Trattati europei, l’esistenza di un controllo democratico sia a livello nazionale che europeo – un controllo parlamentare che, nel caso di specie e grazie al sotterfugio verbale dello “statement”, viene aggirato ed è totalmente assente. Anche gli Stati Membri infatti, attraverso i Parlamenti nazionali, dovrebbero essere posti nelle condizioni di esprimere il proprio parere».
Lo stesso giorno, intervenendo nella riunione straordinaria della Commissione LIBE a proposito della Terza relazione sui progressi compiuti dalla Turchia per soddisfare i requisiti della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti, Barbara Spinelli si è rivolta alla rappresentante della Commissione Marta Cygan.
«Vorrei innanzitutto ricordare che venerdì scorso il Presidente Erdoğan ha detto che non ha alcuna intenzione di cambiare le leggi antiterrorismo – come richiesto dalla Commissione UE – in cambio di una liberalizzazione dei visti. I giornalisti dissidenti, i militanti curdi, gli accademici che criticano il governo continueranno perciò a essere considerati terroristi», ha affermato l’eurodeputata del GUE/NGL, che ha poi chiesto alla rappresentante della Commissione di «indicare nello specifico cosa succederà se alcuni “benchmark” essenziali – cioè i requisiti più importanti della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti – non verranno soddisfatti, visto che al momento non lo sono».
«Chiedo inoltre alla Commissione», ha aggiunto Barbara Spinelli, «come forma di rispetto nei confronti di questo Parlamento, di mettere nero su bianco e illustrarci in modo chiaro e nella massima trasparenza, come sono rispettati, o non sono rispettati, tutti i 72 benchmark posti al governo turco, considerando che sino ad ora le parole pronunciate dalla Commissione a proposito della Turchia hanno lasciato molto a desiderare. Vorrei ricordare che, appena pochi giorni fa, il Commissario Timmermans ha affermato – cito testualmente – che “i progressi fatti dalla Turchia sono impressionanti”. Quanto al trattamento dei rifugiati, vorrei richiamare qui una frase del Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, pronunciata il 23 aprile scorso. Cito: “La Turchia è al momento il migliore esempio, per il mondo intero, di come dovrebbero essere trattati i rifugiati” (Today Turkey is the best example for the whole world on how we should treat refugees. No one has the right to lecture Turkey what you should do. I am very proud that we are partners). Sottolineo il passaggio cruciale: “Il migliore esempio per il mondo intero”. Chiedo quindi nuovamente alla Commissione e alle istituzioni UE di spiegarci i criteri con cui vengono valutati i 72 “benchmark”, e soprattutto di immergersi finalmente nella realtà, con le loro dichiarazioni e prese di posizione: cioè di guardare in faccia quello che sta realmente accadendo in Turchia».