Buone notizie dal fronte mediorientale nella lotta al terrorismo
di Giulia Carlini
Il 30 aprile scorso una delegazione di Amnesty International guidata dal Segretario Generale Salil Shetty ha fatto visita al centro di detenzione Amiriyyat Al-Fallujah nella provincia di Anbar, nell’ovest dell’Iraq.
Il centro ospita 683 uomini sospettati di attività terroristica ed è diretto dall’agenzia nazionale irachena antiterrorismo Mukafahat al-Irhab.
Il 3 maggio Amnesty International ha denunciato le scioccanti condizioni in cui i detenuti, alcuni ancora minorenni, sono costretti a vivere: ammassati in minuscoli spazi, hanno a disposizione meno di un metro quadro ciascuno, senza possibilità di muoversi, alzarsi o sdraiarsi per dormire, costretti a mantenere la stessa posizione rannicchiata per interminabili ore, giorno e notte. Raramente è concesso loro di uscire dalle celle per prendere aria. Secondo Salil Shetty “è stato davvero uno spettacolo scioccante, con centinaia di esseri umani stretti l’uno contro l’altro come sardine e tenuti in condizioni disumane e degradanti per mesi”.
Ma il problema va oltre le inumani condizioni di detenzione. I prigionieri sono stati infatti presi immediatamente dopo che l’esercito iracheno ha liberato il territorio di Anbar dall’occupazione di DAESH. Gli arresti sono avvenuti in modo disordinato e precipitoso con la cattura indiscriminata di uomini e ragazzi in strada o direttamente nelle loro abitazioni, e i detenuti sono tuttora in attesa di essere incriminati tramite giusto processo.
Gli uomini del Mukafahat al-Irhab intervistati da Amnesty International hanno risposto alle accuse dando la colpa alla mancanza di risorse e di formazione sul trattamento dei detenuti, ma l’ONG ha rifiutato queste dichiarazioni, ritenute scuse inaccettabili a fronte delle gravi violazioni dei diritti umani subite dai cittadini iracheni.
Sohaib Al-Rawi, governatore della provincia dell’Anbar, ha detto di essere molto preoccupato dai risultati della visita della delegazione, resa possibile proprio grazie al suo intervento. Il 9 maggio si è quindi recato di persona al centro di detenzione per intervistare alcuni detenuti ed incontrare gli ufficiali in carica assieme ai giudici e al pubblico ministero presenti nel centro.
A seguito di questa visita, Al-Rawi ha ordinato l’immediata preparazione di un nuovo centro di detenzione nei pressi di quello già esistente, ricavandolo da un edificio in disuso che dovrebbe essere pronto entro una settimana, a detta dello staff del Governatore.
Inoltre, gli ufficiali responsabili dei centri saranno formati per avviare il controllo di ciascun detenuto. In questo modo sarà possibile rilasciare coloro privi di qualsiasi fondato sospetto di collaborazione con DAESH e portare davanti a un tribunale il resto dei detenuti, seguendo le regolari procedure giudiziarie irachene.
Il 12 maggio il Segretario Generale di Amnesty International tramite un tweet ha accolto positivamente tali decisioni delle autorità irachene, sottolineando la necessità di garantire simili azioni per gli altri centri di detenzione presenti nel Paese.
Sempre su Twitter, il 13 maggio l’annuncio a sorpresa di Shetty: circa 500 detenuti sono stati rilasciati ad Anbar, inclusi alcuni dei prigionieri del centro visitato dalla delegazione.
La lotta allo spietato terrorismo di DAESH porta con sé una sfida possibilmente ancora più difficile per il governo dell’Iraq: riuscire a non sacrificare i diritti dei propri cittadini in nome della sicurezza nazionale. Altrimenti il rischio è di fomentare la spirale di turbolenti ed irrazionali violenze che ormai da decenni imperversano nel Paese.