Incontro con Shirin Ebadi
Lo scorso 16 maggio, presso la Fondazione Corriere della sera, si è tenuto un incontro con Shirin Ebadi, Premio Nobel e prima donna giudice in Iran.
L’Associazione per i Diritti umani riporta alcuni stralci della serata e delle parole della Sig.ra Ebadi, autrice del libro intitolato Finché non saremo liberi. Iran. La mia lotta per i diritti umani edito da Bompiani.
All’età di 63 anni ho perso tutto: in meno di un mese, il regime mi ha tolto il marito, il lavoro e le mie Ong. Ho riflettuto per una settimana alla fine della quale mi sono detta: “Sei libera, ricomincia a lavorare” e così ha fatto e ha scritto il libro per far conoscere la propria vita e, tramite questa, far conoscere la situazione politica e sociale dell’Iran di oggi. Ha perso il marito perchè il governo ha reso noto il suo tradimento andando, così, a minare un legame fortissimo, che durava da 37 anni e che ha portato alla mascita delle due figlie dell’avv. Ebadi. Ma per il Premio Nobel per la pace il tradimento del marito non è un tabù. Il vero tabù consiste nel nascondere o negare la verità.
Molti dei suoi colleghi che lavoravano presso il centro per i Diritti umani sono ancora in carcere; anche la Sig.ra Ebadi ha vissuto in prigione per tre settimane, in isolamento. Cosa vuol dire? Vuol dire vivere in uno spazio di 1 metro emezzo per 2/3 metri; al pavimento una moquet sporca, pochissima luce; senza finestre che danno verso l’esterno. Vuol dire vivere senza contatti con il mondo esterno, senza tv, radio, colloqui con i parenti; vuol dire essere privati di orologi, occhiali, telefono. Gli psicologi la chiamano la “tortura bianca”.
Una volta superato il periodo di isolamento, la pratica passa in tribunale e il detenuto può essere trasferito in una cella un po’ più grande con altre persone.
Cosa prevedere per il futuro. Bisogna vedere, innanzitutto, se i riformisti arriveranno davvero al Potere. Khatami è stato Presidente per due mandati di seguito, quindi per otto anni, ma i suoi progetti – in campo legislativo ed esecutivo – non sono stati realizzati perchè nella Costituzione iraniana tutti i poteri sono concentrati nelle mani del Leader supremo e oggi è ancora così. La mia speranza, ha affermato Shirin Ebadi, è nella società civile perchè è molto attiva: i nostri giovani sono istruiti, sensibili alle questioni politiche e protestano. Inoltre, sono molto attivi anche i gruppi di femministe, anche se molte di loro sono in carcere, come Narges Mohammadi, in prigione da più di un anno, che ha creato una campagna di sostegno per le madri in carcere affinchè abbiano accesso al telefono, ogni giorno per qualche minuto, per poter parlare con i propri figli.Neanche il carcere ha potuto zittire le donne iraniane.
E’ molto forte anche il movimento operaio: il governo non permette di avere un sindacato, ma i lavoratori protestano di continuo e avranno un ruolo sempe più importante per la democrazia.
Tra Iran e Occidente il sentiero da percorrere è quello del reciproco rispetto: l’Italia, per rispetto nei confronti delle autorità iraniane, ha coperto le statue, ma l’Iran non ha rispettato allo stesso modo le donne (giornaliste) italiane e le ha costrette ad indossare il velo. Poi, però, Verasce ha aperto una filiale a Teheran…
Il regime iraniano – attraverso la milizia – ha attaccato la mia Ong, arrestato i miei colleghi, ma il nostro lavoro non è finito in Iran: lavoriamo clandestinamente ed è per questo che mi minacciano di continuo, ci ha detto l’avv. Ebadi: io e mia figlia, ha continuato, torneremo in Iran quando potremo svolgere la nostra professione di avvocati e potremo difendere i nostri assistiti come i Ba’hai o gli studenti che protestano. Nel frattempo, viaggio e parlo e divento megafono per il mio popolo, utilizzando la mia libertà di espressione.
La Sig.ra Ebadi dice di vedere in maniera positiva l’accordo sul nucleare perchè ha diminuito le sanzioni e sollevato la situazione economica della popolazione, ma manca ancora l’investimento estero. Gli investitori esteri non ci sono perchè l’Iran non ha una situazione politica stabile e perchè non sono stati ancora risolti i problemi con gli USA. Gli iraniani devono uscire dall’isolamento, anche se non è facile perchè il Potere è in mano ad una minornaza che non permette il progresso della società civile che, secondo il Premio Nobel, riuscirà a vincere perchè ci sono problemi interni allo stesso regime, tra le due autorità principali e queste divergenze nascono proprio dalle pressioni del popolo.