Mia zia e il referendum del ’46
Mia zia si chiama Anna e ha quasi 91 anni. Non è una zia diretta, ma acquisita perché è stata la compagna di una sorella di mia madre. La loro storia è durata ben 57 primavere e ha attraversato metà del secolo scorso e parte del nuovo millennio.
Anna è nata il 25 luglio e nel 1946 non ha potuto votare per la Repubblica in quanto le mancava un mese al raggiungimento della maggiore età, con suo grande disappunto. Ma sua madre ha potuto scegliere e lo ha fatto.
Nella loro famiglia erano tutti un po’ fascisti, ma senza convinzione e senza tessera. Anna ha iniziato ad interessarsi di politica già da adolescente, quando una sua compagna di classe – alle scuole magistrali – condivise con lei la paura e il dolore per l’arresto del fratello, trovato con alcuni volantini antifascisti in casa e per questo condannato a 30 anni di galera. Nel corso del tempo, grazie all’intervento dei partigiani, il ragazzo venne liberato.
Ma quella vicenda tracciò l’appartenenza politica di Anna che – in preparazione del Referendum e la mattina stessa delle votazioni – operò una capillare opera di persuasione nei confronti di sua mamma Adele (unico punto di riferimento genitoriale perché Adele rimase vedova di guerra molto giovane).
Adele, classe 1897, si presentò il 2 giugno del ’46 presso la scuola elementare “Antonio Stoppani”, angolo Piazza Lavater, a Milano e contribuì, con il suo voto, all’instaurazione della Repubblica italiana. Appena uscita dal seggio, Adele rassicurò Anna: “Ho votato bene e sono stata anche attenta a non sforare lo spazio, altrimenti annullano la scheda”.
Buona Repubblica e buona democrazia (vera) a tutte e a tutti !