Campagna Internazionale per sensibilizzare sulle mutilazioni genitali femminili (MGF)
L’Associazione per i Diritti umani aderisce alla seguente campagna:
Ai Media
Tv/Web/Giornali/Radio
Siamo un gruppo di attivisti impegnati in una campagna globale per promuovere consapevolezza e sensibilizzare sul tema delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF).
Secondo i recenti dati dell’Unicef sarebbero 200 milioni le donne che portano i segni delle MGF e si stima siano circa 86 milioni le ragazze a riscio di essere mutilate nei prossimi 10/15 anni.
Desideriamo richiamare l’attenzione dei media nazionale e internazionali affinché ci aiutino a costruire un dialogo pubblico sulle MGF.
Da sempre i media nazionali e internazionali non danno sufficiente spazio al tema delle MGF e della Violenza di Genere, limitando le notizie quando qualcosa di grave accade. Abbiamo bisogno di media che adottino un aproccio alla tematica più inclusivo e non pregiudizievole in modo da facilitare la partecipazione dei lettori e aiutare coloro che provengono da culture dove si praticano le MGF a costruire un dialogo, spezzando il tabù che rende difficile la comunicazione. Ogni articolo che appare sui media potrebbe aiutare molte giovani a rischio a domandarsi criticamente sulla validità di questa pratica. Informare famiglie e giovani è essenziale così come lo è informare i leader religiosi e politici che sostengono le MGF a vario titolo. Non possiamo pensare ad un mondo senza MGF senza l’aiuto dei media.
In quanto attivisti, stiamo pianificando un approccio inclusivo ed eterogeneo perché questa pratica venga abbandonata. Ciascun gruppo di attivisti si impegnerà a livello nazionale utilizzando le strategie più efficaci in base al proprio contesto socio culturale.
Desideriamo chiamare i giovani a partecipare a questa campagna coinvolgendoli della realizzazione di poster, film, saggi, poesie;
Desideriamo fare formazione per famiglie e comunità, professionisti (giornalisti, medici, infermieri, artisti);
Desideriamo indirizzare un appello ai leader religiosi e politici delle varie comunità praticanti chiedendo di siglare pubblicamente la messa al bando delle MGF nelle loro comunità e paesi.
Per fare tutto questo abbiamo bisogno che i Media sostengano il nostro impegno offrendo spazi informativi inclusivi e critici sull’argomento.
Con l’aiuto dei media, alcuni attivisti sono riusciti a fare la differenza in India, dove la comunità musulmana dei Dawoodi Bohra pratica le MGF. I Bohra nella diaspora, compresi i leader religiosi, si sono impegnati a mettere al bando le MGF nella loro comunità e i media hanno giocato un ruolo determinante nel diffondere la notizia attraverso i continenti, ottenendo sempre più consenso tra le autorità clericali Bohra di vari paesi.
Tutti dobbiamo essere consapevoli che le MGF sono un tabù dentro e fuori le comunità che le praticano. Coloro che le sostengono credono che si tratti del loro patrimonio culturale da preservare e trasmettere, altri ritengono sia un precetto della religione, altri pensano che sia un rito di passaggio indispensabile perché una bambina diventi donna, l’unico modo per acquistare uno status sociale che abbia valore. È comune l’idea che una donna mutilata sia una donna pura e una moglie fedele. Tutte idee e convenzioni partorite in seno a società patriarcali che controllano e limitano la libertà delle donne.
Secondo le legislazioni internazionali le MGF sono considerate un abuso su minore per una serie di ragioni: sono fatte senza l’autorizzazione della bambina, non hanno alcun beneficio alla salute della stessa, la privano della propria integrità condannandola ad una esistenza di pene fisiche e psicologiche e spesso alla morte.
Diversi paesi hanno una legge che mette al bando le MGF, nonostante ciò crediamo che la legge non sia sufficiente a scalfire una pratica cosi radicata nelle diverse comunità che la praticano. Le MGF sono una forma di violenza e in quanto tale il prodotto di una cultura, per questo abbiamo bisogno di un cambiamento culturale che nasca dall’interno di ogni comunità che sostiene la pratica.
Le culture cambiano, è sempre accaduto nel breve o lungo termine. Le persone fanno le culture non viceversa. Pratiche crudeli e arcaiche sono state sradicate da diverse culture nel corso della storia umana. Questo ha coinvolto forze esterne e interne, norme e leggi ma più di tutto la formazione. Nella specifica circostanza, i Media potrebbero avere un ruolo importante condividendo storie positive e iniziative promosse dalle singole persone che nascono dal basso e non solo quelle delle grande agenzie internazionali.
Media nazionali e internazionali dovrebbero tenere conto della rappresentazione. Ogni persona, in ogni società (nei paesi di origine e nella diaspora) ha il diritto di vedere la propria storia rappresentata, di potersi identificare. Dovremmo poter leggere storie che riflettono la nostra esperienza nella stessa misura in cui dovremmo aprirci ad altrui esperienze. Le società mondiali sono circolari, le persone si muovono costantemente costruendo relazioni, il volto delle nostre società è stratiforme ed eterogeneo, nessuno dovrebbe restarne escluso o mal rappresentato. La molteplicità dovrebbe essere la lente attraverso cui immaginare la nostra realtà.
Chiediamo ai media di dare voce a chi non ce l’ha e condividere le storie di chi è direttamente o indirettamente coinvolto con l’esperienza delle MGF, quindi non solo donne ma anche uomini. Aprendo un dialogo pubblico sull’argomento, sarà possibile promuovere maggiore consapevolezza e invitare i lettori a empatizzare con la tematica. Crediamo che anche attraverso i media sia possibile sollecitare l’interesse delle forze politiche a prendere provvedimenti per mettere al bando, dove non si sia già fatto, le MGF educando e emancipando le future generazioni a rifiutare la pratica in quanto viola i diritti fondamentali del bambino e della donna.
Firmato
Tasleem – India (Attivista)
Tesfaye Maleku – Ethiopia (attivista)
Valentina Mmaka – Kenya/South Africa (artista-attivista)
John Wafula – Kenya (attivista)
Mamboleo – Kenya (artista-attivista)
Diana Kendi – Kenya (media)
Jane Gatwiri – Kenya (media)
Christina Keller Hufnagel – Germany (attivista)
Kameel Ahmady – Iran (attivista ricercatore)
Francis Baraka – Kenya (artista – attivista)
Rena Herdiyani – Indonesia (activist)gua – Kenya (attivista)
Mariya Taher/USA (ricercatore attivista)
Nwachukwu Kelechukwu – Nigeria (attivista)
Tony Mwebia – Kenya (attivista)
Alessandra Montesanto – Italy (attivista/media)
Rayehe Mozafarian – Iran (activist)
Sayydah Garrett – USA (activist)
Asenath Mwithigah – Kenya (activist)