“Stay human, Africa” Somalia: anche la stampa in pericolo
di Veronica Tedeschi
Nelle prime pagine di alcuni dei più importanti giornali italiani, la scorsa settimana è comparsa la notizia dell’uccisione di Sagal Salad Osman. Sagal è stata uccisa a Mogadiscio, in Somalia, lavorava per Radio Mogadiscio, di proprietà del governo ed era studentessa universitaria.
Uomini armati l’hanno colpita in un caffè, proprio nei pressi dell’Università.
La notizia è stata introdotta con prefazioni quali “il Paese è uno dei più pericolosi per la stampa”- “La stampa è in pericolo in Somalia”. Queste frasi, utilizzate in questo caso per spaventare e attirare l’attenzione dei lettori, riproducono però la realtà, ed è per questo motivo che ho cercato di ragionare e deciso di scrivere di questo argomento.
Come è possibile che un Paese sia pericoloso per la stampa?
Cosa significa realmente?
La libertà di stampa è una delle garanzie che ogni Stato di diritto dovrebbe garantire ai cittadini e alle associazioni, per assicurare l’esistenza della libertà di parola e della stampa libera. “Esistenza della libertà di parola” -> “parola”: espressione orale o scritta di una informazione o di un concetto ; ciò significa che in Somalia è vietato parlare e esprimere un’opinione?
Per noi è impensabile, la libertà di stampa e la libertà di espressione sono due tra i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti a tutti gli esseri umani, ed è per tale motivo che questa vicenda dovrebbe scandalizzare ancora di più.
Vorrei passarvi la reale gravità di questa notizia; riportata in Occidente equivarrebbe al non poter scrivere, per esempio, alcuno status sui social network di disappunto per questioni sociali o politiche e mi impedirebbe di scrivere questo articolo.
Il riconoscimento dei diritti fondamentali al singolo è uno dei principi base degli ordinamenti giuridici democratici, la notizia che in uno Stato questi ultimi non vengano rispettati dovrebbe farci balzare sulla poltrona e farci arrabbiare. Il fatto che Sagal sia dovuta morire per riportare alla luce qualcosa che probabilmente non si doveva sapere, ci dovrebbe far domandare “Perché io posso dire che in Italia, Renzi non mi piace e lei è dovuta morire per scrivere del suo disperato Paese? Perché nessuno sta combattendo perché lei possa dire che Mohamud non le piace, tanto quanto a me non piace Renzi?”.
Sono 45 i giornalisti uccisi in Somalia dal 2007, presi di mira dagli estremisti islamici e dal governo.
Io, nel mio piccolo, continuerò a scrivere per far sì che la morte di Sagal, come quella di tutti i reporter e giornalisti uccisi dai loro governi, non siano vane, continuerò a scrivere per portare alla luce ciò che i potenti non vogliono, continuerò a scrivere perché sento che è giusto e doveroso farlo.